Credo che una delle frasi più note in assoluto sia questa e la si deve a George Bernard Shaw: “Le cose più belle della vita o sono immorali o sono illegali o fanno ingrassare”.
Chi è a dieta - e io lo sono da più di un mese - non può che concordare sull’ultimo punto.
Un comico spesso in televisione di quando ero ragazzo, si chiamava Aldo Fabrizi (la sorella, Sora Lella aveva un noto ristorante tipico a Roma) così ironizzava sulla sua taglia robusta nel suo meraviglioso romanesco: “Ma vale poi la pena de soffrì lontano da ‘na tavola e ‘na sedia pensanno che se deve da morì? Nun è pe’ fa er fanatico romano; però de fronte a ‘sto campà d’inedia, mejo morì co’ la forchetta in mano!”. Uno ci ride e ci scherza, ma tocca ogni tanto sacrificarsi nel nome di quel francesismo un po’ ipocrita, che suona come “remise en forme”.
Sono sempre stato abbastanza a fisarmonica. Magrissimo e a tratti robustello da bambino (a mia mamma piacevo molto cicciotto), magro da ragazzo, ai primi tempi delle mie conduzioni televisive e agli esordi in politica ero uno stecchino, poi sono diventato oscillante.
Per cui sono pure stato da adulto in alcuni luoghi cult delle diete, come il celebre Messegué (figlio) dove in una settimana perdevi parecchi chili, che poi riprendevi in un inusitato battibaleno, idem dal celebre Chenot a Merano. Luoghi dove ti spennano e mangi felicemente come un uccellino curato e vezzeggiato. Ne ho un bel ricordo, perché in realtà - anche se ci scherzo - le diete sono anticipate da serie analisi che fanno il punto sulla tua salute complessiva. Si è assieme agli altri come dei naufraghi su di una zattera in mare e si parla solo di cibi e ristoranti memorabili, scambiandosi memorie pantagrueliche che compensano le astinenze monastiche di quei luoghi.
La realtà è che questi mordi (verdurine!) e fuggi (non vedi loro di fermarti al rientro nella prima osteria) alla fine servono poco e bisogna invece darsi delle banali regole quotidiane. Ormai li conosco a memoria questi comandamenti salutistici, ma si sa quanto poi ci sia il rischio di cadere in tentazione.
Il contrappasso all’aumento di peso sono appunto i periodi delle diete e l’aspetto straordinario è che, quando ne parli con gli altri, scopri l’esistenza di diete di tutti i generi, alcune ben note, altre frutto di tecnologie e altre ancora di stregonerie vere e proprie. Ora mi pare che vada forte questa storia dei digiuni intermittenti e pure una placchetta magnetica che ti appongono sulla pancia e fa miracoli. Quando in realtà bisognerebbe imparare a mangiare bene e non strafogarsi, perché la logica della “grande bouffe” può dimostrasi letale. Io sono attualmente nella fase euforica, in cui le persone si complimentano con te, le giacche e i pantaloni non appaiono più misteriosamente ristretti da una perfida lavatrice, puoi evitare cene noiose e eccessive (“sono a dieta!” è un magico passepartout!) e soprattutto quando vai dal tuo medico con le analisi è meglio di un 30 e lode ad un esame universitario. Tuttavia, perché non confessare che capitano sogni maledetti in cui immagini leccornie varie, che guardi le vetrine delle rosticcerie con insulsa bramosia, che osservi i copiosi pasti altrui come un erotomane accede a YouPorn.
Eppure non defletto e non sgarro, almeno fino a…martedì, quando la dietologa mi metterà sul peso e - passaggio inquietante che ti fa sentire una Miss qualunque - ti controllerà le misure, che so già in netto miglioramento. Temo non sarà ancora il punto di arrivo e che mi toccherà - mai definizione calza meglio - masticare amaro ancora per un po’. Ma la salute e anche la vanità anzitutto! Per cui sono pronto a riprendere il cammino penitenziale nel nome della mia linea.
Ci scherzo, ma resta inteso che dietro ogni dieta ci sono moltissime buone ragioni, compreso il fatto serissimo che la prevenzione di molte malattie passa anche per la tavola.