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22 feb 2024

La carta bollata come palcoscenico

di Luciano Caveri

Seguo quotidianamente - o sulla pagina de La Stampa nella sua rubrica di prima pagina o sul sito di HuffPost che dirige - quanto scrive con raro acume il giornalista Mattia Feltri. Pensieri che illuminano la scena in modo non convenzionale, scavando con originalità nelle notizie in modo ironico, graffiante, a tratti persino addolorato.

Feltri oggi se la prende con chi ha la pistola facile con le denunce alle diverse magistrature e sarebbe interessante descrivergli le analogie con campagne simili che in passato ed ora, ad esempio sull’Ospedale, si manifestano in Valle d’Aosta.

Scrive Feltri e si potrebbe sostituire il suo nome e le sue denunce con analoghi fenomeni (inteso come persone) che vivono e operano in Valle d’Aosta: “Il deputato verde Angelo Bonelli, a cui voglio bene da tanti anni, e da altrettanti non lo capisco, ha presentato un esposto in procura per il Ponte sullo Stretto, e ieri ha avuto la sua mezzora di gloria poiché la procura medesima ha aperto un fascicolo senza indagati e senza ipotesi di reato. Il celebre atto dovuto, sebbene molti ne abbiano tratto la prematura speranza di un’inchiesta a carico di Matteo Salvini. Da quando c’è il governo di Giorgia Meloni, il simpatico Bonelli si ritaglia sempre una mezzora per andare in procura, e vedere se gli riesce di sgominare la maggioranza o qualche sua propaggine. Ha presentato esposti sulle case a prezzi calmierati, sulla pista di bob a Cortina, sulla diga di Genova, sugli extraprofitti delle aziende energetiche, sul caso Durigon-Rocca (non ho idea di che cosa si tratti), sulle carte della vicenda Cospito, sul naufragio di Cutro, sui treni rotti della Ostia-Roma, sul video della giudice Apostolico”.

Fioccano le denunce e la logica non è sempre quella di arrivare in un Tribunale, perché conta di più l’effetto che la denuncia crea sull’opinione pubblica. Una specie di processo sommario sui giornali e di riflesso nei bar, che si manifesta ben prima di qualunque archiviazione. Conta l’eco, meno la sostanza.

Prosegue Feltri: “La rassegna, per quanto corposa, basandosi sulla mia memoria può risultare ampiamente incompleta. Ma tuttavia è sufficiente per chiedersi che opinione dovrebbe avere di sé un parlamentare impegnato ad esercitare l’opposizione nei palazzi della giustizia, anziché in quelli della politica, dove è stato chiamato a prestare la sua preziosa opera. Ognuna delle volte in cui Bonelli si qualifica davanti ai magistrati, non sta soltanto dichiarando la sua inutilità di parlamentare, ma dichiara l’inutilità del Parlamento intero, e chiede a un altro potere, quello giudiziario, di metterci una pezza. Avanti così, in un ulteriore passo verso il suicidio di massa della democrazia”.

Come non segnalare che tutto ciò pesa con la distorsione della logica dell’equilibrio dei poteri, che è uno degli elementi fondanti della democrazia. Tema delicatissimo e con certe logiche con il “j’accuse” facile il baratro ci aspetta e il termine forte “suicidio”, adoperato da Feltri, rende bene la responsabilità di chi ama la carta bollata e il palcoscenico che ne consegue.