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26 gen 2024

La lezione della Giornata della Memoria

di Luciano Caveri

La Giornata della Memoria (votai alla Camera la legge istitutiva) ricorda domani quel 27 gennaio 1945, quando verso la fine della Seconda Guerra mondiale - i cancelli di Auschwitz vennero abbattuti dalla 60esima armata dell’esercito sovietico. I soldati che si trovarono di fronte ad un terribile spettacolo erano del 100° battaglione della divisione di Lviv, comandata da Anatolyj Shapiro, un ebreo nato a Poltava. Un reparto dell’Armata Rossa che era composto al novanta per cento da ucraini e per il restante dieci per cento da bielorussi. Un pensiero, dunque, va fatto all’Ucraina martire oggi dell’aggressione russa: la Storia fa brutti scherzi. Oggi molti - penso con orrore alla posizione dell’ANPI, che nulla ha più a che fare con i partigiani - della Sinistra estrema con la banda dei pentastellati ormai piazzati lì equiparano le vicende drammatiche di Gaza al genocidio degli ebrei, dando dei nazisti agli israeliani. Il che è un’evidente follia e gli stessi accusatori sono quelli che si dimostrano filorussi o, se preferite, putiniani. Antisemitismo che è normale nella destra neofascista, ma non lo è di certo nella tradizione della Sinistra occidentale, se non da alcuni anni a questa parte e chi ha deciso di manifestare per i palestinesi a Roma proprio il Giorno della Memoria svilisce pure la causa palestinese.’ Chi come me ha visitato più volte Auschwitz e io l’ho fatto anche con i miei figli non può che ribellarsi a questo parallelo, considerando quel luogo come simbolo orrendo della macchina di morte complessa nota come Shoah. Termine ebraico («tempesta devastante», dalla Bibbia, per es. Isaia 47, 11) col quale si indica lo sterminio del popolo ebraico, che porta in sé l'idea di un sacrificio inevitabile. Ricordo che l’insieme di campi di sterminio che conosciamo come Auschwitz ( in polacco Oświęcim) non è molto distante da Cracovia. Con l’avvicinarsi dell’Armata Rossa, già intorno alla metà di gennaio, le SS iniziarono ad evacuare il complesso: circa 60.000 prigionieri vennero fatti marciare prima dell’arrivo dei russi. Di questi prigionieri, si stima che tra 9.000 e 15.000 siano morti durante il tragitto, in gran parte uccisi dalle SS perché non riuscivano a reggere i ritmi incessanti della marcia. Altri prigionieri, circa 9.000, erano stati lasciati nel complesso di campi di Auschwitz perché malati o esausti: le SS intendevano eliminarli ma non ebbero il tempo per farlo prima dell’arrivo dei sovietici.     Nessuno meglio di Primo Levi, che scrisse di Auschwitz cui sopravvisse, ha osservato e suona come esemplare per la giornata di domani: “Può accadere e dappertutto. Non intendo né posso dire che avverrà; (...) è poco probabile che si verifichino di nuovo, simultaneamente, tutti i fattori che hanno scatenato la follia nazista, ma si profilano alcuni segni precursori. La violenza, ‘utile’ o ‘inutile’, è sotto i nostri occhi: serpeggia, in episodi saltuari e privati, o come illegalità di stato (...) Attende solo il nuovo istrione (non mancano i candidati) che la organizzi, la legalizzi, la dichiari necessaria e dovuta e infetti il mondo. Pochi paesi possono essere garantiti immuni da una futura marea di violenza, generata da intolleranza, da libidine di potere, da ragioni economiche, da fanatismo religioso o politico, da attriti razziali. Occorre quindi affinare i nostri sensi, diffidare dai profeti, dagli incantatori, da quelli che dicono e scrivono ‘belle parole’ non sostenute da buone ragioni (...) Ci viene chiesto dai giovani, tanto più spesso e tanto più insistentemente quanto più quel tempo si allontana, chi erano, di che stoffa erano fatti, i nostri ‘aguzzini’. Il termine allude ai nostri ex custodi, alle SS, e a mio parere è improprio: fa pensare a individui distorti, nati male, sadici, affetti da un vizio d’origine. Invece erano fatti della nostra stessa stoffa, erano esseri umani medi, mediamente intelligenti, mediamente malvagi: salvo eccezioni, non erano mostri, avevano il nostro viso, ma erano stati educati male”. Già, in versione plurilingue, c’è una targa commemorativa al museo di Auschwitz – Birkenau, che dice: “Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo. Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Oswiecim valgono di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell’odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né oggi né mai”.