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19 gen 2024

Chi si maschera sui Social

di Luciano Caveri

L’altro giorno ho fatto un Tweet (dovrei dire un X, ma mi repelle) semplice semplice, che ha avuto 32.209 visualizzazioni: maggioranza di chi era largamente d’accordo, mentre ci sono stati alcuni commenti contro. Ecco il testo: “I pentastellati. sotto l’ala di Conte, solidarizzano con gli Houthi dello Yemen. Roba da non credere. Sbandierare la pace per stare sempre con i “cattivi” antioccidentali”. Presa di posizione civile e non insultante. Gli insulti sono venuti dalla minoranza aggressiva, che mi ha trattato in modo brutale con toni spesso violenti, oltraggiosi e minacciosi. Questo è quel che resta del popolo grillino anche senza Grillo, sostituito dall’ineffabile Conte, che in spregio alla sua immagine perbenista ha assunto modi e linguaggio aggressivi, facendo finta di niente rispetto alla tragedia di quand’è stato un Presidente del Consiglio arruffone e incapace. Ma oggi è diventato - anche per la parte barricadiera della sinistra valdostana - un alleato prezioso e davvero c’è da chiedersi come sia possibile che sia diventato una specie di Che Guevara con azzimati vestiti di sartoria e parlata finto forbita. Fa coppia ormai rodato con Marco Travaglio e il suo illeggibile Fatto Quotidiano. Ma torniamo al punto e agli insulti, cui in certi casi ho risposto e in altri mi sono limitato a bloccare i facinorosi. Intendiamoci bene: anche se qualche volta mi arrabbio con gli stupidi, la tattica migliore - che spiazza i peggiori - è la serafica indifferenza, cui dovrei definitivamente uniformarmi. Quel che colpisce è che la vera e propria maramaglia di anonimi, che si nascondo dietro ai nomignoli più fantasiosi, leoni o meglio conigli da tastiera, è in grado di innescare furibonde catene di Sant’Antonio con fenomeni di vera e propria aggressione. Lo abbiamo visto con la vicenda della titolare della pizzeria che si è uccisa e ci sono una miriade di casi gravissimi del tutto analoghi, che purtroppo colpiscono anche giovanissimi. Ad una lettera al Corriere sul tema così osservava nelle scorse ore Aldo Cazzullo: “I padroni della Rete fanno sapere che non rispondono delle recensioni e in genere di quello che pubblicano. Ma è troppo comodo. Nell’editoria non funziona così. Chi scrive e pubblica un articolo ne risponde penalmente e civilmente. Se nella prossima riga diffamo qualcuno, anche in buona fede, o qualcuno si sente diffamato, vado a giudizio, e con me il direttore del Corriere, e in caso di condanna l’editore paga. Se vado in tv mi fanno firmare la liberatoria, e me la vedo da solo; idem se diffamo qualcuno con un libro, visto che il contratto standard editoriale prevede che l’autore manlevi l’editore (e chi fa questo mestiere sa che a querelare sono spesso i peggiori, per intimidire e/o spillare denaro). Queste semplici regole per i padroni della Rete non valgono. Eppure sono loro ormai i più grandi editori del mondo, infatti rastrellano la pubblicità, anche se di tasse ne pagano poche e malvolentieri. Dice: ma come fanno poverini a controllare tutto. Un primo passo sarebbe abolire profili fake e anonimi”. Questo è il punto ed è ora di fare pulizia e di piantarla da parte di chi non vuole di agitare la bandiera della libertà d’opinione, che non è in discussione, ma chi si nasconde - come un bandito con il passamontagna - non ha alcun diritto da rivendicare. Ancora Cazzullo: “Se spendo anche solo un euro in Rete, devo dare il mio nome e la mia carta di credito. Dovrebbe accadere lo stesso anche per i social. Fedez ha accusato un odiatore sconosciuto, tale Davidone, mostrando la foto di un’altra persona; ma a parte che non sappiamo come reagiremmo noi se minacciassero di morte un nostro figlio o nipote bambino, questo signore ha commesso almeno due reati; oltre alle minacce, si è appropriato dell’identità o almeno del volto di una persona che non c’entrava nulla. Chi commette reati del genere dovrebbe essere sanzionato. Eppure non sappiamo ancora chi sia. Grazie anche all’anonimato, diffamare e far soffrire le persone è troppo facile. Il meccanismo è palese. L’influencer, il personaggio pubblico, insomma il capobranco addita la preda, allude, critica, ironizza; il branco la punta, la aggredisce, la dileggia”. Meccanismi assurdi, che devono cessare.