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28 dic 2023

La sfida del Col de Joux

di Luciano Caveri

Il Col de Joux è un luogo particolare della Valle d’Aosta con curiosi legami storici, come il passaggio di Catherine di Challant (con Pierre d’Introd e 200 soldati) nel Quattrocento all’epoca della disputa ereditaria di lei coi Savoia o con il transito nel 1800 di Napoleone Bonaparte e le sue truppe, bloccato nella sua discesa verso l’Italia dal Forte di Bard. Collegamento intervallivo storico fra valle di Ayas e la vallata centrale da tempo immemorabile, dal lato di Saint-Vincent è punteggiato dalle molte frazioni collinari di Saint-Vincent in una giunzione storica con Emarèse e Montjovet. Da bambino e poi da ragazzo il punto di riferimento per me era sempre stata la zona sommitale. Ho immagini gioiose delle domeniche nel famoso ristorante delle sorelle Bréan, oggi purtroppo chiuso, meta per indimenticabili pranzi con i miei genitori e poi di cene luculliane con gli amici della compagnia di Champoluc. Così come di altri momenti conviviali sia nello locale gestito per anni da Maura Susanna, grande cantautrice valdostana, mentre i locale dei fratelli Dufour, finalmente riaperto in questi giorni, è stata meta di bei momenti di distensione. I miei figli hanno imparato a sciare nei piccoli impianti di lassù, di cui mi sono spesso occupato come politico, ad esempio per la storica realizzazione della seggiovia. Contestai non a caso la scelta dell’amministrazione comunale di alcuni anni dopo, quando decise invece - in ovvia contraddizione - la chiusura del piccolo domaine skiable, che a differenza degli impianti di Brusson non confluì e anche questo fu un errore nella fusione salvifica con il Monterosa ski. Perciò mi schierai pubblicamente e purtroppo inutilmente allora a favore di un salvataggio della piccola stazione. Per questo, a riparazione di un torto, sono contento di due recenti decisioni concatenate da parte del Governo regionale di cui faccio parte. La prima viene dal Fondo montagna con un finanziamento che servirà ad una parziale riconversione con la realizzazione di un sistema di uso delle biciclette. Diventa di fatto una sperimentazione a livello regionale, laddove le quote altimetriche potranno mettere a rischio l’ innevamento, per differenziare l’uso nelle diverse stagioni. La seconda è la copertura delle spese assunte dal Comune per le scadenze tecniche che hanno evitato la chiusura definitiva della seggiovia, indispensabile anche per il carosello delle biciclette. Nello stesso provvedimento si garantisce in più il futuro della storica funicolare che collega il centro di Saint-Vincent con le Terme. Non lo scrivo per mettermi sul petto chissà quali medaglie, essendo la Giunta regionale un organo collegiale, ci si è interrogati e si è condivisa la necessità di prestare attenzione, al di là del caso specifico del Col di Joux, ad iniziative - vige già una legge regionale - che valorizzino anche località minori rispetto alle grandi stazioni della Valle d’Aosta. Un disegno a garanzia di uno sviluppo armonico e equilibrato del territorio e delle diverse comunità. Esiste, infatti, il rischio di una eccessiva polarizzazione in certe zone, che già oggi soffrono del rischio di negative concentrazioni di turisti con situazioni di sovraffollamento (l’overtourism) difficili da gestire. Perciò è strategica la decisione di perseguire una visione complessiva per una coesione sociale e territoriale. In questo senso la scelta di mantenere le piccole stazioni e non solo più a uso sciistico corrisponde alla necessità di evitare rischi di spopolamento e marginalizzazione, favorendo la territorialità più allargata degli investimenti pubblici, affinché poi il mondo imprenditoriale faccia la sua parte per investire e creare lavoro.