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14 dic 2023

C’est l’argent qui fait la guerre

di Luciano Caveri

Capita anche a me di adoperare l’espressione, spesso in modo scherzoso, “C’est l’argent qui fait la guerre”, che in verità è ignota in Francia, perché l’espressione originale usata oltralpe è “L’argent est le nerf de la guerre”. Interessante, anche se poi tornerò alla contemporaneità, capirne l’origine. Scava scava dobbiamo tornare attorno al 400 avanti Cristo allo storico greco Tucidite, che segnalava che ci volevano molto oro e molto argento per fare la guerra. Il motto veniva ripreso dal celebre oratore romano Marco Tullio Cicerone (106 a.C.-43a.C.) con “Pecunia est nervus belli", in francese spunta con lo scrittore Francois Rebelais (1474-1553) nel suo Gargantua e viene usato anche da Thomas More (1478-1535) in Utopia. Mai come oggi questo motto - specie nella dizione originale - è comprensibile per chiunque. Guardiamo allo scenario dell’Ucraina e all’apporto economico arrivato dall’Occidente, in denaro e in materiale bellico, che ha consentito ai coraggiosi ucraini che ci mettono le loro vite per resistere al gigantesco esercito dell’aggressore russo. Anzi, oggi - e non finirò mai di stupirmi - si diffonde la logica, ben alimentata da Mosca e un giorno scopriremo quanti soldi girano per oliare i meccanismi, di chi oggi vorrebbe lasciare da sola l’Ucraina, chiudendo i rubinetti. Tutto peggiorerà se negli Stati Uniti tornerà alla Casa Bianca, essendo sodale di Putin, è una partita si giocherà in queste ore a Bruxelles. Lo ricorda un brillante editoriale di Sylvie Kauffmann: “Prise en étau entre Trump et Poutine, l’Europe court à la catastrophe, comme les somnambules de 1914, brillamment décrits par l’historien Christopher Clarke (Les Somnambules. Eté 1914. Comment l’Europe a marché vers la guerre, Flammarion, 2013). Car, si les dirigeants des Vingt-Sept, vendredi, ne parviennent pas à contourner l’obstacle Orban pour débloquer les 50 milliards d’euros d’aide promis à l’Ukraine, s’ils ne parviennent pas à surmonter le veto hongrois pour ouvrir des négociations d’adhésion avec Kiev et Chisinau, et si, parallèlement, le Congrès américain refuse aussi son aide, le signal sera reçu cinq sur cinq au Kremlin”. Scenario catastrofico perché Putin se si prende l’Ucraina continuerà, in più portando a casa di nuovo la vittoria alle prossime presidenziali russe, il suo tragico Risiko, avendo in testa la vecchia Unione Sovietica e la sua area di influenza da Patto di Varsavia. E naturalmente il nemico numero uno resta l’Unione europea da sbocconcellare pezzo dopo pezzo. Lo capiscano bene certi pacifisti, sia quelli sognatori e utopistici sia quelli in malafede e cioè i ”pacifinti” che diventano complici dei cattivi, che devono studiare bene i ritardi che causarono proprio nelle vicende belliche, stroncando sin da subito la follia nazista. In queste sere, a proposito, con il mio bambino più piccolo guardavamo un superbo documentario sulla seconda guerra mondiale e l’evolversi della follia hitleriana di conquista del mondo con la complicità di Mussolini e del Giappone. Attenzione a scenari di questo genere, pur con le dovute differenze, come la saldatura fra Putin e gli islamisti (ciò fare capire anche perché non si può che essere con Israele!) con l’incognita di una Cina che sta diventando sempre più un colosso militare. Bisogna vigilare e non vivere nel mondo delle fiabe. Lo diceva con crudo realismo uno degli scrittori che gli orrori della guerra li ha ben raccontati, così come le ragioni dell’uso della forza nella guerra partigiana per abbattere i nazi-fascisti: “La guerra è la ferita mai cicatrizzata che ricomincia a sanguinare ogni volta che la tocchi”.