In Francia contro gli eccessi dell’ambientalismo e stata creata la definizione - che si capisce da sola - di “ecologisme punitive”. Non seguirò quel filone di critica, eccessivo come il suo esatto contrario, ma penso che la definizione possa avere un suo garbato utilizzo anche nel caso valdostano. Esiste nel prevalente ambientalismo valdostano un’origine chiara nella sinistra che oggi potremmo definire antagonista, di cui si conoscono nomi e cognomi e storie personali dal passato più meno remoto con la necessità - nella scelta dell’opposizione dura e pura - di riciclarsi per mantenere spazi politici. Quanto è, sia chiaro, del tutto legittimo in una Sinistra valdostana con molte anime (lo stesso vale anche per l’autonomismo, quindi è una garbata constatazione). Il fatto evidente è che la logica punitiva è constellata da No cubitali. Si dà fuoco alle polveri da anni su qualunque argomento. Ricordo ospedale con sconfitta (ma non si rassegnano al referendum e neppure saprebbero dove farlo), termovalorizzatore con referendum che ne ha impedito la costruzione (ora si capiscono costi crescenti con discarica che deborda), no secco e mobilitazioni senza precedenti su Cime Bianche con un vallone diventato l’Eldorado e dubbi sui nuovi impianti di Pila, ma in generale si demonizza il turismo dello sci, infine l’aeroporto brutto e cattivo e anzi da usare solo per gli appassionati locali. Per qualunque iniziativa di chi governa il controcanto finisce per essere la regola. Ad A si dice Z, se è Bianco si rilancia con il Nero: mai nulla di buono e i comitati protestatari si mobilitano con gli stessi che cambiano solo il cappello con una rete di amici ambientalisti che accorrono al capezzale, mobilitando giornalisti sodali e qualche alpinista in ordine sparso. Piccoli gruppi si atteggiano ad armata, animando manifestazioni, petizioni, esposti alle varie magistrature. Il troppo stroppia, ma mai per loro, che sono in servizio permanente e con il dito sul grilletto dei comunicati stampa. In Consiglio regionale gli atti ispettivi pullulano ed è legittimo farlo, ma la ripetitività - sempre a battere gli stessi chiodi - fa davvero impressione e così i temi ritornano all’infinito: stesse domande cui seguono le stesse risposte e questo annoia per gli stessi temi che riappaiono sino allo stremo. Intanto scorre il tempo e lo dico con dispiacere da parlamentarista convinto, che trova, però, tanti valdostani che seguono attoniti stessi copioni che non finiscono mai . Questa è la punta dell’iceberg: ci sono poi gli accessi agli atti, che avvengono in modo compulsivo, facendo lavorare la macchina regionale per una marea di documenti. Certo che questo rientra nei diritti degli eletti, ma può o no esistere una misura ragionevole? La democrazia è fatta anche da efficienza e anche la protesta e la mobilitazione continue finiscono per sfinire anche il più paziente. Mai si arriva dalla protesta alla proposta con l’ambientalismo ideologico e con un utopismo vecchio e pauperista. Intendiamoci: i temi ambientali - in parte assorbiti dall’ormai mitologica Sostenibilità - sono importanti e lo sono anche certe scelte che debbono essere assunte in tempi rapidi. Penso, con analoghi protagonisti delle proteste odierne, ai ritardi causati da chi si oppose all’autostrada del Monte Bianco. Qualcuno ha chiesto scusa per quanto avvenuto o ha dovuto mettere mano al portafoglio? Ha scritto tempo fa il direttore Claudio Cerasa sul Foglio: “In Europa, un’ondata di realismo, sui temi ambientali, sta travolgendo la politica. E la politica, in modo trasversale, ha compreso che gli obiettivi climatici sono importanti, sono cruciali, sono essenziali ma vanno raggiunti senza isteria, senza dogmatismi, senza farsi travolgere dalla demagogia degli ambientalisti ideologici, senza mai dimenticare che un ambientalismo sano non è quello che impone i suoi princìpi a colpi di regole, divieti, proibizioni ma è quello che sceglie di scommettere sulla transizione ecologica puntando più sull’innovazione e sulla tecnologia che sul catastrofismo e sul senso di colpa e puntando anche a rimarcare il fatto che i paesi europei sul fronte della difesa del clima e del rispetto dell’ambiente stanno già facendo molto, da anni, e hanno dunque bisogno di portare avanti politiche green che siano compatibili con la difesa del benessere, della crescita e del lavoro”. Mi sembrano ragionamenti seri e alla fine la soluzione starebbe, perché a questo serve la politica, nel ricordare che c’è una maggioranza regolarmente eletta che si deve assumere le sue responsabilità e l’opposizione deve certo fare da controcanto, come da suo altrettanto valido diritto-dovere, ma applicando il buonsenso contro la logica del NO come unica parola, che viene adoperata come un proclama di cui cambia solo il titolo a seconda delle circostanze.