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19 lug 2023

Gli scenari dell’Intelligenza Artificiale

di Luciano Caveri

Con ChatGPT, prima App di Intelligenza Artificiale (IA) per il grande pubblico, l’approccio era stato pieno di curiosità. La sua sveltezza e la sua cortesia mi avevano gradevolmente stupito. Utile per avere informazioni più rapide e sistematiche di un motore di ricerca. Tuttavia, quando le domande poste corrispondono a argomenti conosciuti da chi pone la questione si svela subito il rischio evidente che la ”macchina" prenda “ciòca për bròca“, imbattibile espressione piemontese che significa “confondere una campana con un chiodo“.
Quanto regolarmente avvenuto quando è apparso un secondo concorrente e cioè l’applicazione di IA di Google, chiamata Bard, esattamente come il nostro Comune della Bassa Valle, che si farebbe ricco se potesse rivendicare qualche royalties sul nome! La neonata creatura digitale, su mia richiesta basata sul mio nome, ha preso qualche granchio. Prima mi ha fatto nascere nel 1947 e designato amministratore delegato della Telecom e poi - quando ho insistito - sarei diventato a mia insaputa sindaco di Cuneo. Al terzo tentativo ha cominciato a dare qualche informazione credibile. Non sono ingenuo: so bene che questi sistemi “popolari” sono pallida risultanza rispetto alle Intelligenze Artificiali già esistenti ma celate al grande pubblico. Per questo non bisogna farsi ingannare dalle vetrine attuali dei sistemi scaricabili, perché c’è ben altro e risalirà presto in superficie. Ne ho avuto piena contezza incontrando a Bruxelles al Parlamento europeo Brando Benifei, il relatore del regolamento comunitario in materia, la cui lettura dà conto dell’assoluta complessità del tema e della necessità di capire bene come equilibrare rigidità nelle norme di controllo con il buonsenso per non strangolare in Europa l’uso della IA. Ci pensavo, dovendo parlare sul tema in un convegno e avendo come necessario riferimento questioni concrete per evitare di volare inutilmente troppo alto. Con una premessa: la difficoltà di stare dietro a progressi tecnologici così veloci da creare un rischio. E cioè che una volta realizzato qualche cosa ci sia la possibilità che il sistema risulti già prematuramente invecchiato! Esempi pratici? Elenco alcune possibilità. Nella Sanità emergono potenzialità nella Telemedicina per fornire soluzioni nelle aree montane più distanti dall’Ospedale. Altro filone: la medicina predittiva, legata da noi al progetto 5000 Genomi e cioè la capacità di anticipare e in certi casi di evitare l’arrivo delle malattie. Nel monitoraggio dell’Ambiente ci sono molte piste, anche con l’uso dei satelliti, per controllare fenomeni vari come le risorse delle acque, la salute delle foreste, persino della fauna selvatica. Questo significa anche la prevenzione e il controllo dei fenomeni derivanti dal cambiamento climatico, come lo scioglimento dei ghiacciai e fenomeni idrogeologici minacciosi. Vasto l’uso del settore del Turismo per informazioni ad esempio sui percorsi di trekking o alpinistici. Idem nel settore dell’Energia per ottimizzare l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili e per la loro messa in sicurezza. Nel campo dell’Istruzione l’IA può creare, specie nelle piccole scuole di montagna, migliorare l’apprendimento degli studenti e fornire percorsi di tutoraggio. Pensiamo ancora al Soccorso in montagna, ad esempio per sperimentazioni nel maggior uso dei droni per le ricerche e banche dati per semplificare gli interventi. Interessante per i Trasporti ottimizzare la pianificazione degli spostamenti e migliorare la sicurezza sulle strade. Mi fermo qui, avendo elencato alcuni spunti, ma esiste anche un filone utile per sburocratizzare il rapporto fra Regione e cittadini su cui intendo lavorare anche con il PNRR. Per queste potenzialità anche la piccola Valle d’Aosta non deve restare indietro.