Oggi scrivo per le generazioni più vecchie di un personaggio misconosciuto al di sotto di una certa età e lo faccio con gioia, avendo goduto della sua conoscenza e persino - potrei dire - della sua simpatia. “Qui Nuova York, vi parla Ruggero Orlando”. Indimenticabile - in una tv rigorosamente in bianco e nero - spuntava questo personaggio con la sua r moscia e la sua strana postura. Classe 1907, nato a Verona ma originario del messinese, morì a Roma nel 1994. Orlando è stato uno dei volti storici della RAI in epoca di stretto monopolio e spiccava rispetto al grigiore dei mezzibusti. In privato grande raccontatore degli Stati Uniti, curiosissimo delle vicende del mondo, evocava la breve parentesi da deputato. Su Nuova Armonia, giornale dei Senior Rai, Renato Annunziata dà conto di un dossier rinvenuto all’Archivio di Stato di Roma. Propongo alcune parti dell’articolo su Orlando: “Un promemoria del Minculpop ci rende chiara la sua condizione dal punto di vista economico e della sua attività di giornalista che, all'età di vent'anni, sembra essere intensa: nel 1936 si propone al direttore de La Stampa Alfredo Signoretti per essere assunto come inviato in Etiopia, ricevendone risposta negativa. Stessa cosa pochi mesi dopo, con i fatti di Spagna, dove Orlando chiede al ministro Alfieri di intercedere presso il direttore de Il Messaggero di Roma Pio Perrone per diventare corrispondente e raccontare i tragici avvenimenti della guerra civile: ma anche in questo caso, non ci sarà un seguito. Ma in quelle stesse settimane diventa collaboratore dell'EIAR, dove viene inizialmente impiegato per sostituire i redattori in vacanza e per firmare brevi note e necrologi. Tale circostanza gli consente comunque di entrare in un mondo, quello del "giornalismo parlato", che avrebbe in seguito caratterizzato buona parte della sua esperienza professionale. La vera occasione appare nell’autunno del 1938 quando EIAR deve individuare un corrispondente da inviare in Inghilterra per sostituire il collega Carlo Franzero. Orlando conosce i pezzi grossi della nomenclatura fascista, essendo iscritto al partito dall'11 aprile del 1921 e scrive nuovamente al capo di Gabinetto del Ministro della Cultura Popolare, il prefetto Celso Luciano
- grande amico del direttore Eiar Raoul Chiodelli - proponendosi e chiedendo di occupare quel posto. E Chiodelli assume Orlando alla radio, provvedendo anche nel giro di qualche mese ad aumentargli il rimborso spese per la sua permanenza in Inghilterra, apprezzando il suo operato. Il 30 ottobre 1938, il giornalista si trova a Londra, in una bellissima casa vittoriana in St George' Square, nella centralissima city ed inizia la sua collaborazione con la radio italiana”. Anche lui ammette una fascinazione del Fascismo in un brano riportato; “ “Da ragazzo mi trovavo a mio agio nelle organizzazioni fasciste, ma poi pian piano mi seccai maledettamente. Stavo sempre più a disagio in un ambiente in cui non sapevo, e non volevo, nuotare; poi cominciai ad essere arrestato e perseguitato, per i discorsi che facevo e soprattutto per la mia collaborazione con i corrispondenti dei giornali esteri”. Il trasferimento nel 1938 a Londra, gli da modo, oltre che di collaborare con nuove prestigiose testate (tra cui Il Messaggero e la Gazzetta del Popolo), di maturare un diverso rapporto col fascismo, poi trasformatosi in un vero e proprio distacco. Con l'entrata in guerra dell'Italia, i giornalisti cosi come i diplomatici ricevono l'ordine di rientrare, pena la sospensione del servizio e - per i giornalisti - la cancellazione dall'albo. Orlando si oppone al rientro in patria con gli altri colleghi e viene licenziato, oltre che radiato dall'albo gestito dal sindacato fascista. Dopo essersi iscritto alla sezione londinese del Partito socialista italiano viene assoldato dal Political intelligence department, divenendo - con lo pseudonimo Gino Calzolari - uno dei principali redattori di Radio Londra, programma radiofonico in italiano curato dalla BBC nell'ambito dell'European Service. Nel 1941, con Umberto Calosso e i fratelli Paolo e Pietro Treves, è tra i fondatori del Free Italy movement, sodalizio sostenuto dai laburisti inglesi e finanziato dallo Special operations executive per contribuire alla liberazione dell'Italia dal fascismo. Il resto è storia: nel 1944-1945 ha l'incarico di tenere i collegamenti tra le forze alleate e la resistenza. Primo corrispondente dal'estero dell'Avanti! (dal 1945), dal 1947 al 1954 ritorna ad essere corrispondente da Londra per la RAI, di cui si ricordano i primi interventi nella radio repubblicana”. Poi il salto negli States come corrispondente Rai dall'America nel periodo compreso tra il 1954, anno di nascita della nostra televisione, fino al 1972”. Personalmente ricordo il primo allunaggio e il battibecco che ne scaturì. Avvenne fra i due conduttori Tito Stagno, grande giornalista, e lo stesso Ruggero Orlando nel momento in cui il Lem si posò sul Mare della Tranquillità. Era il 20 luglio 1969, Stagno urlò «Ha toccato il suolo lunare... sono le 22,17 precise» (ora di Roma). Orlando, che era nella sala stampa di Houston e forse aveva una percezione ambientale più esatta del collega, lo interruppe dicendo che il Lem era sì allunato, ma dieci secondi dopo l’annuncio di Stagno. Aveva ragione lui… Osserva infine Annunziata: “Dal suo osservatorio privilegiato ha saputo rivelarsi attentissimo lettore e narratore della cultura oltreoceano, riuscendo ad avvicinare alcune tra le figure di maggiore spicco e fama della realtà americana di quegli anni (Henry Kissinger, Martin Luther King, Lyndon Johnson, Neil Armstrong, Marylin Monroe, Frank Sinatra) e a proporle ai telespettatori italiani con naturalezza e spigliatezza. Anche per via di una dizione ben lontana dalla perfezione, unita a un incedere piuttosto singolare e alla particolare formula «Qui Nuova York, vi parla Ruggero Orlando», con cui amava aprire i suoi collegamenti televisivi, diventa in breve tempo una vera e propria star dell'informazione televisiva, capace di raccontare l'America agli italiani con uno stile originale e personalissimo e di cui oggi tutti noi abbiamo certamente memoria”. Per chi ha vissuto quegli anni un ricordo indelebile.