Onore delle armi a Silvio Berlusconi, che ha combattuto le malattie con grande coraggio e non ha mai voluto piegarsi all’ineluttabile invecchiamento. Ne sentiremo di tutti i colori nelle prossime ore: dall’esaltazione delle gesta del Cavaliere a molte cattiverie in un’epoca in cui neppure di fronte alla morte ci si risparmia. Ho conosciuto Berlusconi sempre in occasioni ufficiali sin dalla sua discesa in campo, che scosse la politica e lo portò a Palazzo Chigi in un lampo. I suoi Governi, che ho conosciuto da deputato, si comportarono sempre in modo istituzionale con noi valdostani e bisogna dare atto alla scelta di Ministri, in posti chiave, anche di elevato livello. Così come, per chi come me resta un giornalista radiotelevisivo in quella Rai che si trovò a fronteggiare la Fininvest invadente, bisogna riconoscere il suo fiuto imprenditoriale (certo assai appoggiato da certa politica), spezzando un monopolio pubblico fuori dal tempo. Berlusconi, uomo di studi e di cultura, aveva però quel tratto milanese con eccessi da bauscia e qualche gaffes di troppo nei rapporti internazionali. Certo in molti passaggi è stato Cicero pro domo sua, ma certo una serie di processi subiti hanno dimostrato un certo accanimento. Non era - intendiamoci un’anima candida- e il successo negli affari e in politica dimostrava il suo pelo sullo stomaco e una vera e propria spregiudicatezza. Per questo, in certi passaggi, criticai certe aperture del mondo autonomista. Ma per il Centrodestra, oggi vincente, ha fatto molto e devono essergli grati. Fu lui a sdoganare la Lega in modo decisivo e a spingerla verso lidi nazionalisti e soprattutto diede spazio - e oggi ancor di più - alla destra nostalgica, che ha ancora virus neofascisti nel suo seno. Sarà la Storia a giudicarlo per i tratti ancora indeterminati e anche per quello stile, spesso goliardico, che ne ha fatto talora un barzellettiere inopportuno e con quel lato festivo - le cene eleganti - che hanno spesso ridicolizzato l’Italia, anche se ho sempre pensato che in larga parte fossero fatti suoi. Pensava di campare chissà quanto e ha lottato con il passare degli anni, riuscendo sempre a scamparla. Questa volta non ce l’ha fatta ed è giusto presentare le condoglianze a chi in Valle d’Aosta scelse, chi prima e chi poi, il berlusconismo, fenomeno da libri di sociologia. Molto senza di lui cambierà e vedremo come.