Odio le zanzare. Già mi infastidisce la parola: viene dal latino zinzāla(m), voce imitativa del ronzio. Per gli spagnoli il simpatico termine mosquito (usato anche in inglese), derivato da mosca, che i francesi hanno trasformato in moustique. Le odio perché sono una loro preda considerata gustosa dopo la puntura e, quando giri in certi Paesi, non è il fastidio, ma persino la paura di qualche malattia. Zanzare “estere”, che ormai, come la celebre Tigre, sono arrivate anche da noi e ci sono serate indimenticabili per colpa loro. Ricordava l’etologa Isabella Lattes Coifmann: “Con l’olfatto e i sensibili termorecettori la zanzara sente l’odore e il calore che emanano dal corpo umano. Sibilando vola e cerca il posticino su cui posarsi tra un follicolo pilifero e l’altro, là dove affiorano sotto la pelle i capillari sanguigni. Appena l’ha trovato il suo ronzio cessa di colpo e lei sfodera in silenzio tutto il suo sofisticato armamentario di ferri chirurgici”. Prosegue tipo film horror: “C’è n’è quanto basta per incidere la pelle, iniettarvi una goccia di saliva anticoagulante, leggermente irritante, e aspirare il sangue attraverso una finissima cannula. Se è particolarmente ingorda è capace di succhiarne una quantità pari a tre o quattro volte il proprio peso”. La volta peggiore per me è stata quando mi sono trovato, nei pressi del Natale, con quella che pensavo fosse una semplice congiuntivite ad un occhio. Mi visitò ad Aosta un amico oculista che si entusiasmo, osservando il mio occhio: “Che bello, una filaria!”. Trattasi di un parassita, chiamato appunto verme dell’occhio, che ho visto appallottolato nel mio occhio. Per farmelo togliere sono finito ad Ivrea e il Primario che me lo doveva togliere mi chiese se d’estate ero stato al lago di Viverone. Alla mia conferma mi spiego che il vettore era la zanzara di una specie probabilmente arrivata dall’Africa. Giorni dopo, eccomi in sala operatoria: anestesia locale, luci spente per evitare che il ventaccio si nasconda in fondo all’occhio che si accendono d’improvviso. Il medico ravana nel mio occhio e dopo poco urla: “Si è rotto!”. Dopo l’operazione mi spiega di avergli tolto la testa (era lungo una decina di centimetri), con denti tipo Alien e che quindi, essendo morto, verrà riassorbito dai tessuti. Piccola avventura che mi ha reso ancora più antipatiche le già antipatiche zanzare. Leggo ora su Le Monde un articolo su di loro, che trovo divertente, che parte da una triste constatazione: “Les moustiques sont de sortie. Partout en France, les insectes voraces perturbent les premiers désirs de barbecue. C’est le moment qu’ont choisi les chercheurs de l’Institut polytechnique et université d’Etat de Virginie – connu sous le nom de Virginia Tech – pour nous annoncer une mauvaise nouvelle : la plupart des savons parfumés que nous utilisons dopent l’appétit des femelles pondeuses – puisque ce sont elles, et seulement elles, qui piquent”. Poi la spiegazione: “Professeur assistant dans l’université américaine et cocoordinateur de l’étude, le Français Clément Vinauger explique le mécanisme, décrit dans la revue iScience du 10 mai : « Les femelles moustiques ont besoin de sang pour obtenir les protéines nécessaires à la production d’œufs. Mais les femelles, tout comme les mâles, ont aussi besoin de sucres provenant de plantes pour obtenir l’énergie nécessaire à leur métabolisme. Pour trouver ces ressources, ils utilisent des composés volatils émis par ces dernières. Mais ce qui nous différencie d’autres animaux, c’est que, chaque jour, nous employons des produits cosmétiques ou d’hygiène, comme les savons, et les appliquons sur notre peau. » Des produits destinés à flatter nos narines, exhalant souvent de douces senteurs végétales. « Du point de vue des moustiques, nous sommes donc une ressource qui sent à la fois comme un animal et une plante, poursuit le chercheur. Cependant, l’effet de l’ajout de ces composés émis par les plantes à notre odeur corporelle sur la réponse des moustiques n’avait jamais été testé»”. Interessante, ma trovo più stimolanti i metodi per farle fuori con orrore - immagino - di certi animalisti trinariciuti, che immagino potrebbero pure difenderle, le maledette zanzare.