Manca ormai poco all’appuntamento del 18 maggio (giorno della scomparsa della fulgida figura di Émile Chanoux e quindi un simbolo). che spero sarà davvero la prima tappa verso una réunion, réunification, recomposition o come diavolo la si voglia chiamare dell’area autonomista. Una specificità della vita politica, pubblica e istituzionale che va mantenuta e deve essere rilanciata, pur tenendo conto di come le cose nel tempo cambino e di come ci sia bisogno di un sussulto di orgoglio e di idee precise e contemporanee per la nostra amata Valle. Da guardare sempre con fierezza identitaria, sentendosi nel contempo cittadino del mondo, perché il nostro non è un nazionalismo giacobino, ma un patriottismo buono. Basta guardare l’atto fondativo dell’Union Valdôtaine del 1945 per capire dove si voglia andare con le opportune modernizzazioni rispetto all’oggi, anche se anche già allora molti dei firmatari fecero poi scelte diverse, andando verso i partiti nazionali. I migliori restarono fedeli alla scelta autonomista, come molti di noi, che - pur uscendo a suo tempo e con profondo dolore dal Mouvement - oggi credono che ci siano regole e modi per ripartire uniti. Circostanza quella di chi sceglie partiti nazionali, allora come ora, che abbiamo visto anche noi autonomisti in questi anni. Infatti, oltre alla diaspora unionista, abbiamo potuto osservare un fenomeno interessante. Se ne sono andati altrove e non saranno della partita il 18 maggio coloro che avevano scelto l’UV solo per opportunismo e che se ne sono andati altrove - una molto casi aggiungerei ”per fortuna!” - per la medesima ragione. Auguro a loro successi e fortuna e su alcuni già in passato avevo espresso perplessità non ad personam, ma con la preoccupazione della malafede di chi sale sul carro dei vincitori solo per ottenere dei vantaggi e non per un credo. Mi rivolgo in particolare a due categorie in vista del 18. Agli scettici di tutti i gruppi autonomisti, che vivono di vecchi rancori sotto i rispettivi campanili e anche - per essere onesti - di preoccupazioni legittime sulla tenuta di un rimettersi assieme, dopo liti, separazioni e parole grosse che ci sono state gli uni contro gli altri. Nessuno chiede perdono a nessuno - lo dico reciprocamente - ma esiste un interesse superiore per il nostro futuro come popolo valdostano e chi si attarda in polemiche o in preoccupazioni talvolta più personali che politiche non rende un buon servizio alla causa comune. Il secondo appello riguarda giovani ma pure meno giovani che non abbiano mai militato in area autonomista. E ora di esserci e di scegliere e mi riferisco a chi non ha mai scelto la strada di una militanza politica o si è approcciato in passato, restandone deluso. Capisco tutto e so quanto ci siano comprensibili elementi di delusione o sfiducia, ma è proprio con il proprio impegno personale che si possono migliorare le cose. Il percorso avviato spero porterà al risultato sperato contro gli scetticismi e i sabotaggi e che possa vedere coi miei occhi un ritorno a epoche in cui, fra liti furibonde e confronti sanguigni, si arrivava infine a scelte comuni per risolvere problemi concreti, aggiungendo al sano pragmatismo anche quegli elementi ideali senza i quali la politica sarebbe solo amministrazione senza valori e speranze. A questi ultimi ci si deve ispirare per dare un senso più elevato al nostro impegno e alla nostra vita.