Sparisce dalla casa l’albero di Natale e ci si accorge come l’attesa spasmodica per il 25 dicembre scompaia con impressionante sveltezza. Arriva tuttavia in coda e a soccorso l’Epifania che tutte le feste le porta via, anche se già rimbombano in certe zone della Valle d’Aosta i rumori carnevaleschi. La ruota gira… Da me ci sono due manovre. La prima profana: appare - a riempire le calze d’ordinanza - la Befana, personaggio adoperato dal fascismo per la creazione di un immaginario culturale, nutrito appunto da figure aggreganti, a favore del processo di identità nazionale, in quella logica laica nazionalpopolare che aveva in fondo una venatura anticristiana, presente nel confuso background politico di Benito Mussolini, che aveva messo nel suo progetto, frutto di un caso sfortunato per l'Italia, mille cose confuse come lo era lui. Chi ne prova nostalgia merita di ricevere il carbone, non a caso nero… "Befana" deriva da leggende degli Appennini e la definizione nasce, nella solita confusione del sovrapporsi delle tradizioni, da una storpiatura di "Epifania". Parola che, a sua volta, passa dal greco al latino "epiphanīa", appunto "manifestazione di Gesù ai Re Magi", derivata appunto dal greco "epipháneia, manifestazione, apparizione", derivazione a sua volta di "epiphaínomai, mostrarsi, apparire". Vogliamo pensare che dedichiamo la Befana 2023, in modo beneaugurante in quanto donna di carattere, alle donne iraniane che con coraggio hanno acceso una miccia contro il potere teocratico degli Ayatollah? La seconda manovra è l’apparizione, anche nel mio presepe, proprio dei Magi, personaggi invero piuttosto misteriosi, ma - pensate alla combinazione - che secondo la tradizione partirono dalla PERSIA, odierno IRAN, teatro oggi di violenze gravi e tetre del regime al potere. In verità nei Vangeli sinottici, quelli "ufficiali", solo quello di Matteo afferma che «Gesù nacque a Betlemme di Giudea al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandarono...». Il plurale adoperato chiarisce che fossero più di uno, ma senza precisarne il numero e non si dice altro. Qualcosina di più emerge nei Vangeli apocrifi, dove i Magi appunto sono tre e portano i celebri doni: oro, incenso e mirra e spunta la questione, ricca di misteri scientifici, della stella cometa che annunciò loro la Natività. E spuntano pure i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre (quello di colore), anche se i milanesi li chiamavano - a complicare la storia - con i nomi di Rustico, Eleuterio e Dionigio. Cosa c'entra Milano? Nel 325 dopo Cristo a Costantinopoli, Eustorgio, quando venne nominato vescovo di Milano, ricevette le reliquie dei Magi dall'imperatore Costantino e queste reliquie - improbabili come buona parte dei "resti" dei Santi - furono oggetto nella città meneghina di grande devozione, fino a quando nel 1162 Federico Barbarossa, come bottino di guerra, decise di spostare a Colonia i resti mortali dei Magi. Reliquie che scomparvero dopo i bombardamenti alleati su Colonia alla fine della seconda guerra mondiale, che investirono anche il duomo della città. Un tassello nel puzzle dei misteri e della difficile simbolistica legata ai Magi. Oggi ci serve a rievocare gli orrori delle guerre del passato, senza dimenticare la guerra attuale in Ucraina con l’ipocrisia del dittatore Putin, assalitore e invasore di uno Stato sovrano, che in queste ore aveva lanciato la proposta beffarda di una tregua dalle 12 del 6 gennaio alle 24 del 7 per il Natale ortodosso, dicendosi ispirato dal suo degno compare, il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, che in questo anno ha assecondato il folle progetto del dittatore russo, sporcandosi le mani di sangue. Che non abbiano il coraggio di parlare di Pace!