Ci sono cose che fanno sorridere ed sempre una fortuna. In certo grigiore, che talvolta si tinge pure di nero, avere uno svago mentale aiuta. L’umorismo è una dote a cui ogni tanto mi aggrappo. Ed è quanto è capitato, leggendo su La Zampa (sezione comune su La Repubblica e su La Stampa nella deprecabile omogeneizzazione delle due testate voluta dagli eredi Agnelli) un articolo simpatico di Noemi Penna. L’incipit è questo: ”Come sarebbe la vita se gli umani avessero la coda? Le storie abbondano nelle mitologie di tutto il mondo. Ma in che modo quell’appendice che l’evoluzione ci ha fatto perdere qualcosa come 25 milioni di anni fa cambierebbe la nostra vita quotidiana?”. Segue la spiegazione: ”In realtà, tutti noi abbiamo avuto una coda. Questo accade durante la quinta settimana gestazionale e normalmente scompare entro l’ottava. Alcuni neonati, però, possono mostrare questa escrescenza che non si è riassorbita. La “pseudo coda” spunta da una fessura nella colonna vertebrale o da un coccige irregolare: spesso contiene muscoli, tessuto connettivo e vasi sanguigni, ma non ossa o cartilagini, non è funzionale e di solito viene rimossa poco dopo la nascita”. Su come sarebbe stata la nostra coda, se fosse rimasta? Risposta: ”I nostri parenti più stretti, ovvero le scimmie del "vecchio mondo" che vivono in Africa, Asia e nell’Europa meridionale come babbuini e macachi, usano la coda principalmente per l’equilibrio e quindi probabilmente anche le nostre non sarebbero state prensili, perché sarebbero un passo indietro nell’evoluzione. Tuttavia, come spiega l’antropologo evoluzionista Peter Kappeler dell’Università di Göttingen, ciò non significa necessariamente che sarebbero inutili. “Una lunga coda pelosa come quella di un macaco potrebbe essere utile per avvolgerci al caldo, come una sciarpa incorporata. E se ci fossimo evoluti per andare in letargo durante l’inverno, le nostre code potrebbero tornare utili come sistema di accumulo di grasso”. Nel proseguo dal sorriso si passa alla risata: ”Secondo Jonathan Marks dell’Università della Carolina del Nord le code corte potrebbero rendere difficile sedersi su una sedia. “Chiaramente, se avessimo la coda, avremmo bisogno di ridisegnare i sedili delle auto e i costumi da bagno”. Averne una lunga, invece, altererebbe probabilmente il modo in cui camminiamo. “Una coda in stile T rex ci costringerebbe a piegarci in avanti sui fianchi, tenendo il petto parallelo al suolo piuttosto che in posizione verticale. Una coda da canguro sarebbe difficile da manovrare senza saltare, altrimenti si trascinerebbe fastidiosamente a terra. Sicuramente la nostra modalità di locomozione sarebbe molto diversa rispetto a come la conosciamo”, ha detto”. Chissà se una coda ci avrebbe permesso di essere sbugiardati rispetto ai nostri reali sentimenti e alle nostre emozioni. Pensiamo al gatto con due esempi, cominciando dalla coda dritta. Puntata su verso l'alto, a formare un angolo retto con il dorso, è una delle posizioni più classiche: è il segnale di un saluto, il suo ciao ma anche la sua gioia nel vederci, e spesso è il momento prima del contatto, in cui il micio studia chi ha davanti prima di avvicinarsi. Veniamo alla coda del gatto che si agita velocemente. È un chiaro segnale di agitazione del gatto, forse paura o fastidio, spesso sintomo di rabbia. Guardati intorno per capire cosa lo disturba. E il cane? Vediamo qualche esempio. La coda tesa, in posizione orizzontale rispetto al corpo, indica uno stato di tensione e nervosismo del cane. Se la coda è tesa verso l’alto può indicare aggressività. Quando la coda si muove velocemente da un lato all’altro e la testa del cane è alzata indica eccitazione ed euforia. Se gli umani avessero la coda, allora sarebbe un bel problema celare i propri pensieri.