Si chiude a Mezzanotte la campagna elettorale. È questo il termine ufficiale, ma poi sappiamo bene che il silenzio elettorale sarà, specie sui Social, rumorosissimo. Dimostrazione che nella logica italiana “fatta la legge, trovato l’inganno”. Tra poche ore conosceremo l’esito delle urne e vedremo soprattutto se esisterà una corrispondenza fra i sondaggi e i seggi come verranno realmente redistribuiti. Ma, al di là di tutto, è legittimo interrogarsi - come ha fatto giorni sul Corriere fa l’ottimo Sabino Cassese, giurista classe 1935 - sul ruolo decrescente del Parlamento. Lo dico con dispiacere avendo vissuto come parlamentari anni in cui le Assemblee elettive contavano ben di più! Cassese, ricordata la follia della legge elettorale vigente, affonda la lama: “Il Parlamento-legislatore, in questo quinquennio, è stato pressoché assente: solo un quinto della legislazione è stato di iniziativa parlamentare e la metà degli atti con forza di legge è stata costituita da decreti-legge, cioè da provvedimenti governativi, che il Parlamento deve esaminare in tempi ristretti, perché dettati da necessità e urgenza. I numeri dell’attività legislativa del Parlamento diminuiscono ulteriormente se si considera che una buona parte delle altre leggi è costituita da atti «dovuti», quali le leggi di bilancio e quelle di ratifica di trattati internazionali. Inoltre, i governi hanno posto la questione di fiducia su decreti-legge 107 volte. A un governo la fiducia basterebbe, secondo la Costituzione, una volta sola, subito dopo la nomina. (…) Un numero così alto di questioni di fiducia è il sintomo di una disfunzione del sistema parlamentare: il governo funziona sempre meno come comitato direttivo della maggioranza parlamentare o non sa «negoziare» con la sua maggioranza, e deve quindi ricorrere alla questione di fiducia per far cessare le voci dissenzienti”. Cassese apre un altro fronte: “Se le leggi le fa il governo, bisogna pur dare un contentino al Parlamento, lasciando che i parlamentari, ridotti a fare un mestiere diverso, gonfino i decreti-legge con disposizioni settoriali o microsettoriali, che rispondono alle richieste delle loro «constituencies» e preservano il loro potere negoziale. Il quadro delle disfunzioni non termina qui. Si aggiungono altri protagonisti, i gabinetti ministeriali e le amministrazioni pubbliche. Questi si muovono in due diverse direzioni. Da un lato, cercano di spostare alla sede parlamentare decisioni che dovrebbero essere prese dalle burocrazie. Queste sono intimorite dalle originali e spesso eccessive iniziative di procure, penali e contabili, e mirano a trovare uno scudo nella legge (di conversione di decreti-legge). Dall’altro, anche le amministrazioni pubbliche sono composte da donne e uomini con le loro debolezze, aspirazioni, esigenze, e non è difficile per esse trovare una voce in uno o più parlamentari ben disposti”. Una commistione inquietante, che si aggiunge ad una legislazione mediocre. Auguri di cuore a chi verrà eletto nella circoscrizione in Valle d’Aosta e che i due parlamentari si battano per la dignità del Parlamento.