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20 set 2022

Il telefonino a scuola

di Luciano Caveri

Ho già detto e ridetto di come il telefonino incomba sempre in modo più largo possibile, dimostrandosi un dispositivo dall’uso plurimo con aggiunte continue che ne dimostrano l’impressionante espansione. Se tanto mi dà tanto è legittimo chiedersi quali ne saranno gli sviluppi futuri e sino a dove ci spingeremo nell’accettare la loro invasività nella nostra vita. Resto convinto che non ci si debba negare qualunque cosa che, nel limite del ragionevole, espanda la nostra intelligenza e il uso, fornendoci informazioni, notizie, strumentazione e tutto quanto verrà reso possibile per supportarci. Non c’è bisogno di un nuovo luddismo legato alla digitalizzazione e, come si dice, chi si ferma è perduto e basta poco per trovarsi ad arrancare dietro alle novità di oggi e di domani. Mi ha incuriosito, giorni, fa questa notizia del Corriere della Sera: “Cellulare in classe: bandito nelle ore di lezione. Entra in classe sì, ma ciascun alunno al suono della campanella è tenuto a consegnarlo al professore, il quale lo ripone in un armadietto che rimane inaccessibile, chiuso a chiave, per tutta la mattinata. Ogni ragazzo torna poi in possesso del proprio smartphone, sempre per tramite del docente, al termine delle sei ore, quando deve far rientro a casa”. Ma c’è di più: “E gli insegnanti non fanno eccezione: il cellulare deve rimanere nel cassetto. E’ quanto accade al liceo Malpighi di Bologna. «Per noi le nuove tecnologie non sono il male, abbiamo appena inaugurato un liceo quadriennale di scienze applicate, per la transizione ecologica e digitale, solo dobbiamo uscire da queste dipendenze, da cellulare e social appunto che sono anche di noi adulti» fa sapere la dirigente scolastica delle scuole Malpighi, Elena Ugolini. «Ora, abbiamo ricominciato l’anno scolastico guardandoci in faccia, senza più mascherina a cui siamo stati costretti causa covid – continua la referente – un inizio all’insegna della presenza, dell’ascolto, della relazione e concentrazione per tutto il tempo delle lezioni. Senza cellulare i ragazzi non sono continuamente distratti, sono invece più concentrati e in relazione»”. Niente di eccezionale, se risultasse vero quanto scritto dal portale Studenti.it, secondo il quale lo smartphone viene «sequestrato» alla prima ora e restituito all’uscita nel 26% delle scuole italiane sulla base dell’autonomia scolastica. Giorni dopo ne parlato anche il prefetto di Bologna Attilio Visconti, partecipando all’inaugurazione dell’anno scolastico sempre a Bologna. «Sarebbe opportuno che gli studenti mantenessero il cellulare e sapessero usarlo, che avessero la coscienza e la maturità di sapere quando il cellulare può essere usato e quando invece può essere non usato», ha detto il prefetto. «Un po’ quello che avviene per noi quando partecipiamo a un convegno o a una riunione — ha aggiunto — certo non ci mettiamo li con il telefonino e se ci arriva una telefonata o un messaggio lo rinviamo a un momento successivo. Credo che si debba lavorare su questo, sull’educazione all’uso del cellulare. Credo poi che l’autonomia scolastica vada sempre rispettata in tutte le sue manifestazioni». Dichiarazione abbastanza ambigua, mentre la responsabile della scuola è stata esplicita e trovo condivisibile il suo pensiero. Ne ho parlato - in modo incidentale - ieri al Don Bosco di Châtillon, che ha ragazzi che vanno dalle primarie di secondo grado alle Superiori. Notando come vi sia al momento un elemento di contraddizione. Da una parte la digitalizzazione sarà sempre più una presenza indispensabile nella scuola con strumentazioni varie che rendono ogni scuola collegata con reti varie che posso offrire un mare di applicazioni e di informazioni a servizio di studenti e docenti. Dall’altra il telefonino – che alcune scuole già integrano nella didattica con un uso intelligente – può essere uno strumento, se mal adoperato, di distrazione di massa e con un uso sconsiderato se non pericoloso. Ha ragione il Prefetto che ci vuole educazione all’uso anche se si posso adoperare mille accortezze per limitarne un uso negativo. Tuttavia, intanto, misure drastiche, come quelle prese nella scuola bolognese, possono evitare il peggio e spingere verso una transizione. Certo proibizionismo potrà finire, quando il telefonino potrà figurare a pieno come strumento didattico.