Oggi più che una parola sono un’insieme di parole, in genere sinonimi, che fotografano un fenomeno noto a tutti noi fin da bambini. Il famoso “pisolino”, che fa parte del lessico familiare e la cui semplice evocazione ci riporta piccolini. Ne ricordo di assolutamente obbligatori, specie al mare a casa dei nonni durante l’estate, con tutti noi cugini imprigionati dopo pranzo sino alla prima adolescenza a dormire fra risa e lazzi sottovoce per non farsi sentire ed essere rimbrottati. Si può usare anche pennichella, dal latino pendiculare, derivato di pendēre "pendere, reclinare il capo” sarebbe da dizionario “la breve dormita che si fa specie nelle prime ore del pomeriggio, dopo aver pranzato. Dicesi anche dormitina o appunto pisolino o anche pisolo, sonnellino, riposino o siesta. Quest’ultima definizione fa subito Spagna e sarebbe ‘meriggio’, per ellissi da hora(m) sexta(m) ‘ora sesta’ cioè mezzogiorno. Le lingue neolatine si inseguono fra di loro e creano catene linguistiche avvincenti. Mio papà al mattino si svegliava prestissimo per partire in giro per le stalle con le sue pazienti bovine e tornava a casa per pranzo. Subito dopo sprofondava per qualche minuto in un sonno ristoratore. Lo stesso faceva, anche quando era già molto anziano, nonno Emilio, che era un singolare personaggio con manie igieniste in analogia con l’altro nonno René, fautore del metodo Kneipp con bagni curativi in acqua fredda. Penso che queste paroline che designano il riposo postprandiale vadano sdoganate e con esse questa idea, quando si può fare, del piccolo sonno, che spezza la giornata. Mi capita qualche volta nei giorni festivi, quando finisco immerso in quel torpore da cui ti svegli senza sapere bene chi sei. Ma attenzione! Rinvengo sul Web un primo pensiero: “Gli studi scientifici degli ultimi anni ci dicono che il riposino pomeridiano, la cosiddetta “pennichella”, fa bene al nostro cervello a ogni età, e non solo agli anziani, perché potenzia la memoria, la creatività, i riflessi, migliora l’umore e riduce lo stress – spiega l’esperto. – La pennichella più efficace, quella che fa bene al cervello, ha però caratteristiche specifiche e cioè non deve superare i 20 – 30 minuti, per non alterare il normale ciclo sonno-veglia”. Con avvertenze altrove: “La pennichella post pranzo fa male alla salute. Lo dice uno studio presentato al Congresso della Società Europea di Cardiologia. In particolare a creare problemi al nostro organismo sarebbe un pisolino post pranzo più lungo di un’ora. Se la famosa siesta supera i 60 minuti, ecco che scatterebbe una correlazione con malattie cardiovascolari. Secondo lo studio in questione, i sonnellini più lunghi di un’ora possono essere messi in relazione ad un aumento del rischio di morte per qualsiasi causa e in particolare un aumento delle probabilità che sorgano malattie cardiovascolari del 34% rispetto a chi non ha l’abitudine di riposarsi dopo pranzo”. Alberto Sordi credo che non seguisse il precetto, ma superò tranquillamente gli 80 anni: “La pennica è sacra: un’ora e mezza a letto ogni giorno dopo pranzo. Sto disteso e godo nel sentire i clacson in lontananza. Quelli della gente che sta in macchina, in coda, suda, si affanna. Io ridacchio fra me e me e penso: ma ‘ndo annate?”. Già, dove andiamo?