Ci sono argomenti che mi incuriosiscono per le incomprensioni che innescano, specie quando ci si fissano regole che sembrano fatte apposta per essere violate. Pensavo a questa storia, frutto delle riflessioni di Papa Francesco, sul «no» al sesso prematrimoniale per i credenti che scelgano il sacramento del matrimonio. Non mi pare essere una novità, ma questo precetto - penso che si dica così - emerge con netta sottolineatura in un documento del Vaticano "Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale", che sembra dare una stretta anche ai famosi corsi prematrimoniali. Io stesso li ho frequentati per il mio primo matrimonio in chiesa e - particolare curioso - il prete che ce li fece scelse poi di sposarsi a sua volta. Il Pontefice - ed ovviamente i suoi collaboratori - prevedono ora un percorso prima e dopo il matrimonio che, se applicato, obbligherà gli sposini ad un cammino meno facile di quello precedente, soprattutto dopo lo sposalizio.
Questo avviene in un clima di crisi del matrimonio, sia come istituzione laica e civile, sia nella versione di realtà ecclesiale riconosciuta dallo Stato. Se guardo attorno a me constato che in molti, anche grazie alle novità del diritto di famiglia sui figli, fanno la scelta della convivenza senza sposarsi. Per non dire del tasso di separazioni e divorzi, che sono alla base dell'irrigidimento voluto dal Vaticano. Ma questa storia della negazione del sesso prematrimoniale e cioè di fatto una forma di castità fa discutere e trovo, fra i commenti, quello del teologo Vito Mancuso su "La Stampa": «Rimane però, assai grave, l'incapacità della Chiesa cattolica di comprendere la sessualità. Papa Francesco in questo non si distingue dai suoi predecessori, visto che non recepisce per nulla le posizioni più avanzate di alcuni teologi e di alcuni vescovi e soprattutto della Bibbia. Secondo lui "la castità insegna ai nubendi i tempi e i modi dell'amore vero, delicato e generoso", perché "solo quando un amore è casto, è veramente amore". Egli ritiene infatti, come scrisse in un documento del 2020 ("Patris corde", n. 7) citato dal documento pubblicato ieri, che "l'amore che vuole possedere, alla fine diventa pericoloso, imprigiona, soffoca, rende infelici". Ma è veramente così?». Mancuso è netto nel rispondere a questa domanda retorica: «Io non penso che, per risultare eticamente lecito, il sesso debba essere esercitato unicamente all'interno del matrimonio. Penso al contrario che vi possano essere forme di esercizio della sessualità eticamente lecite che prescindono dal vincolo matrimoniale. Qualcuno potrebbe obiettare che pressoché tutte le religioni condannano la sessualità al di fuori del matrimonio, ma la risposta è che esse si sono formate in epoche assai lontane in cui la struttura sociale era molto diversa rispetto a oggi, epoche in cui l'individuo contava ben poco rispetto alla tribù e alla famiglia e in cui i matrimoni non rispondevano a una logica di conoscenza reciproca e di amore personale ma erano piuttosto un evento sociale deciso da altri, non dagli sposi. L'età di costoro inoltre, in particolare delle donne, era molto inferiore rispetto agli usi attuali (la Madonna per esempio aveva dodici, quattordici anni al massimo), così che il matrimonio veniva a coincidere con l'ingresso nella pubertà e con il sorgere del desiderio sessuale. Ne consegue che il sesso al di fuori del matrimonio significava o adulterio o pedofilia, ed è per questo che tutte le tradizioni religiose condannano i rapporti prematrimoniali. Oggi però la situazione è del tutto mutata, oggi al matrimonio si arriva molto più avanti nell'età, almeno a trenta, più volte a quaranta, e soprattutto con altre attese, date dal fatto che l'individuo non considera più la sua esistenza come totalmente al servizio della struttura familiare, ma come un fine in se stessa. E' per questo che oggi risulta insensato condannare i rapporti prematrimoniali. Al contrario, quando esiste un impegno reciproco di due persone che si nutre di affetto, sincerità, stima, desiderio di futuro, è impossibile non considerare quanto l'unione sessuale favorisca la loro conoscenza e intesa reciproca. E' questo il vero «catecumenato»: una conoscenza integrale e responsabile dell'altro, di sé, e della qualità dell'armonia fisica, psichica e spirituale che ne scaturisce». Anche le religioni devono capire l'evoluzione della società e, in fondo, così è sempre stato. Spero nessuno si offenda se cito una battuta di Woody Allen: «Sono contrario ai rapporti sessuali prima del matrimonio. Si rischia di arrivare tardi alla cerimonia».