Fa impressione scriverlo: 35 anni fa come oggi partecipai per la prima volta in vita mia ad una competizione elettorale per la X Legislatura repubblicana per la quale si votò appunto il 14 giugno. Quanto tempo è trascorso e tocca il cuore che - particolare curioso - mio papà all'epoca avesse esattamente la mia età di oggi. Io di anni ne avevo allora 28 ed ero stato scaraventato dalle circostanze della vita in una candidatura del tutto inaspettata. Ne ricordo brevemente le circostanze. All'epoca ero giornalista alla "Rai" della Valle d'Aosta, dov'ero entrano nel 1980, dopo una prima esperienza in una televisione privata. Ero, in quel periodo pionieristico per la televisione pubblica (mentre "La Voix de la Vallée" era un appuntamento già di lunga data), un "mezzobusto", cioè lettore del telegiornale ed anche intraprendente cronista tutto fare. Pur venendo da una tradizione politica di famiglia, espressa in Valle dal grande Séverin Caveri, il più importante uomo politico valdostano del dopoguerra e per decenni, non coltivavo nessuna ambizione politica.
Mi scorreva nelle vene il giornalismo ed a quello mi attenevo nelle mie speranze future. Per altro lo zio era una morto un decennio prima e dunque non c'era stata nessuna staffetta tra me e lui. Anche se ovviamente il cognome noto ed il mio volto conosciuto ebbero il loro peso sul voto, oltre allo sforzo corale per la vittoria. Fu l'allora presidente della Regione Augusto Rollandin a fare il mio nome, che venne poi condiviso dall'insieme dell'Union Valdôtaine, in una sorta di ballottaggio con un altro giovane già in politica. Così mi trovai candidato in sostituzione - per così dire - del senatore Pierre Fosson, che aveva annunciato la sua rinuncia alla candidatura, dopo anni di Parlamento. Mi trovai dunque candidato alla Camera, mentre passò come candidato al Senato, proprio dall'esperienza precedente a Montecitorio, un grande vecchio della politica valdostana, César Dujany, classe 1920, quindi in quel momento aveva 67 anni. Insomma: un giovane ed una persona di esperienza. Fummo sin da subito una coppia assai affiatata e mi supportò alla scoperta di un mondo, quello di una campagna elettorale, sul quale avevo idee confuse. Sin dalla scrittura del programma all'organizzazione della campagna elettorale filammo in piena intesa ed affrontammo i comizi, all'epoca capillari e partecipati, con grande impegno. Si creò contro di noi una coalizione vastissima e potenzialmente vincente, che venne poi riproposta - con altrettanto insuccesso - cinque anni dopo. La logica era umiliare l'area autonomista, ma non ci riuscirono, come ricorda forse qualche esponente politico ancora in giro. Così sintetizza il Consiglio regionale nella sua parte storica: "Nel giugno del 1987 hanno luogo le elezioni politiche: al collaudato Cesare Dujany, che passa dalla Camera al Senato, si affianca il giovane e brillante giornalista Luciano Caveri, sostenuti entrambi da Uv, Adp, Pri e Partito Radicale. L'accoppiata si dimostra vincente sul cosiddetto "cartello", composto da Dc, Pci, Psi, Psdi, Pli, Ns e Artigiani e Commercianti valdostani, che sostiene i candidati Alessandra Della Guardia in Vuillermoz e Vittorio De La Pierre". Ricordo i festeggiamenti dopo aver vinto con 35.830 voti: un'apoteosi contro i "cattivi" che manovrarono senza successo due ottime persone avversarie di Dujany e di me e soprattutto, dopo lo scrutinio, un bagno di folla che resta indelebile nel mio cuore. E dall'indomani iniziò un'avventura inattesa in politica, che dura ancora oggi e che ho vissuto con grande passione. Posso dire di non aver mai tradito le mie idee e ho sempre cercato, dovunque fossi, di fare quanto possibile per la Valle d'Aosta. Certo, pensando a quei primi passi, subentra una legittima nostalgia.