La Pace si associa da sempre alla Pasqua, perché questo è insito nella nostra cultura e la colomba come simbolo usuale la sostanzia, espressa in modo plastico e direi definitivo dalla sua rappresentazione fatta da Pablo Picasso. Tutto assai probabilmente deriva dalla "Genesi", dove troviamo scritto che Noè ai suoi tempi aveva inviato dalla sua Arca proprio una colomba per conoscere in quali condizioni fosse la terra in seguito al diluvio universale. L'uccello era infine tornato con un ramoscello d'ulivo nel becco. Il rametto significava che si poteva quindi lasciare l'arca e tornare a vivere sulla terraferma, poiché la Terra non era più ricoperta dall'acqua, segno evidente che la riconciliazione con Dio era avvenuta e il diluvio terminato. Pace che mai come di questi tempi viene contrapposta alla Guerra, perché ce l'abbiamo a due passi e seguiamo ogni giorno e come non mai le vicende tragiche. Può essere un afflato questa spinta alla Pace pieno di sincerità oppure non lo è affatto, a seconda dell'uso.
E' sincero - la penso così rispetto all'attualità - chi la invoca come esito finale in cui si ripristini il diritto dell'Ucraina di respingere l'invasore, che è la Russia. E' in malafede chi dice agli ucraini di arrendersi per far finir la guerra, affinché - una Pace pelosa - non ci siano di conseguenza rischi per gli altri, che sia l'atomica o il gas (metano o sarin...). La Pace è un ideale che bisogna perseguire. Solo dei matti possono pensare che ci si debba rassegnare all'«homo homini lupus» («l'uomo è lupo per l'uomo»), motto pessimistico, derivato dall'"Asinaria" di Plauto, che vuole alludere all'egoismo umano, e assunto dal filosofo Thomas Hobbes, nella sua opera "De cive", per designare lo stato di natura in cui gli uomini, soggiogati dall'egoismo, si combattono l'un l'altro per sopravvivere. Lo stesso Hobbes fu autore "Bellum omnium contra omnes", che significa "la guerra di tutti contro tutti", con cui descrive lo stato di natura, uno stato in cui, non esistendo alcuna legge, ogni individuo verrebbe mosso dal suo più intimo istinto e cercherebbe di danneggiare gli altri e di eliminare chiunque sia di ostacolo al soddisfacimento dei propri desideri. Spesso chi l'ha predicata in vario questa Pace non è stata coerente - e spicca anche il Cristianesimo in questa storia - oppure è stato nocivo come certi pacifisti che nel Novecento, sia in occasione della Prima che della Seconda guerra mondiale, spingevano per la non belligeranza, aiutando di fatto i "cattivi" che ne sfruttavano il candore. Questa è la grande Pace. Esiste poi, più modestamente, la propria sfera personale, che è bene usare per cominciare senza aspettare i massimi sistemi. Mi viene in mente, nella sua suggestiva brevità, quel «pax et bonum» («pace e bene») che è la formula di saluto caratteristica della predicazione di San Francesco e dei francescani attestata già dalle più antiche fonti; che si vede spesso scritta sulle porte o sulle pareti dei conventi francescani. La si ritrova in chiesa durante la celebrazione della messa, all'invito del sacerdote «scambiatevi un segno di pace» e sarebbe un buon viatico nella vita quotidiana.