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03 mar 2022

La paura della firma

di Luciano Caveri

Ho conosciuto bene ed ho apprezzato Franco Frattini, ora al vertice del Consiglio dì Stato in quella giustizia amministrativa dove entrò giovanissimo. Ho seguito nei miei ruoli istituzionali, cementando un'amicizia, la sua carriera politica. Ciò avvenne già 1994 quando venne nominato segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri durante il primo governo Berlusconi. Con il governo Dini nel gennaio 1995, venne nominato ministro per la Funzione pubblica e per gli Affari regionali e lo restò fino al marzo 1996 con rapporti evidentemente molti stretti per i nostri problemi valdostani. Nel 2001 Fratini prende parte al governo Berlusconi II in qualità di ministro per la Funzione pubblica e diventa un anno dopo ministro degli Affari esteri nel 2004 (tornerà alla Farnesina dal 2008 al 2011) per poi scegliere la strada di Bruxelles nel ruolo di commissario europeo per la Giustizia, la Libertà e la Sicurezza. Per il Governo italiano venne poi incaricato di seguire le Olimpiadi invernali di Torino 2006 e questo non deve stupire perché, maestro di sci, è un appassionato di montagna con cui lavorai per l'Anno internazionale della Montagna nel 2001-2002.

Ora, come dicevo e per questo ho segnalato il suo curriculum multiforme, è presidente del Consiglio di Stato ed all'atto del suo insediamento si è occupato di un tema di grande attualità e cioè delle paure dell'Amministrazione e della politica nello svolgere il proprio lavori e naturalmente mi riferisco agli onesti! Sia chiaro che chi persegue il malaffare non deve aver scampo. Così Frattini: «Il problema della "paura della firma" va affrontato "con misure specifiche, ma anche con una strategia a tutto campo di riqualificazione, formazione e ricambio generazionale della Pubblica amministrazione». Questo è vero: penso - e lo vedo nel lavoro - come la formazione continua nel pubblico sia flebile e ad esempio sulla digitalizzazione si procede spesso a rilento, anche perché c'è chi persevera nel vecchio cartaceo e nella logica del "compartimento stagno". E più avanti anche nell'ottica del "Pnrr" e dei tempi rapidissimi per la sua concretizzazione ha citato «i perduranti fattori di crisi del sistema pubblico» con una «legislazione spesso ipertrofica e confusa» e «con un'amministrazione con troppe paure». Frattini ha invocato «uno sforzo mirato di semplificazione e codificazione che va guidato dal centro». Ha ragione a citare un caos legislativo un cui spesso chi si raccapezza è bravo, ma il peggio è che oggi come non mai incombe la paura e lo vediamo anche nella piccola Valle d'Aosta. Già l'Amministrazione pubblica ha strutture con personale ridotto al lumicino per le norme stupide derivanti dal "Patto di stabilità" all'italiana e per la fuga verso la pensione accelerata da "quota 100" e le sostituzioni sono rese difficili dalla farraginosità dei concorsi pubblici e dalla novità di pochi concorrenti presenti in certi concorsi. A questo si aggiunge la rete sempre più stretta dei controlli di tutte le Magistrature che sia quella penale, quella contabile e le sentenze della Giustizia amministrativa. Nessuno ne discute il ruolo, ma non sempre siamo al "modus in rebus". Funzionari pubblici e politici - parlo sempre degli onesti - si sono troppo spesso impelagati in vicende a lieto fine dopo anni di tribolazione e di gogna mediatica. Ancora un esempio: le norme cervellotiche per la gestione dei fondi comunitari - nate non per aiutare chi è corretto, ma per perseguire chi non lo è - portano molte strutture a non adoperare questo denaro di provenienza europea. Anche qui vale quel che ha detto Frattini: «semplificare non significa affatto far venir meno meccanismi di allarme, ma avere certezze in pratiche complicate». Infine il già citato "Pnrr" appare avviato sulla strada di bandi complicati e spesso grotteschi, che vanno più in là della paura della firma, perché il rischio è che molto di questo denaro resterà fermo al palo perché le regole per spenderlo sono bislacche!