Chiudere le scuole è un delitto. Ma è quanto rischiamo di dover fare negli anni a venire per mancanza di materia prima: gli allievi. E' una triste constatazione di cui abbiamo chiare avvisaglie con casi concreti e le scuole materne sono le prime vittime. Tutto ciò malgrado il numero minimo di allievi per classe sia in Valle d'Aosta più basso che in Italia e ci siano eccezioni ancora più rilevanti per i paesi di montagna. Le comunità della denatalità devastante per la nostra società se ne accorgono quando bisogna assumere decisioni drastiche. E' capitato anche nel paese dove abito, Saint-Vincent, con un Istituto turistico che vivacchiava da anni con poche classi sopravvissute alla falcidia di iscrizioni. Naturalmente la scelta di chiudere, chiesta (tanto perché sia chiaro) dalle Autorità scolastiche, ha suscitato un certo "can can", strumentalizzato da chi in politica fa il suo mestiere di opposizione, dopo aver perso le elezioni comunali anche con il mio contributo in favore di chi invece le ha vinte. Il che non vuol dire - lo dico per inciso - pensare come utilizzare altrimenti edifici pubblici che resteranno vuoti. Questo è doveroso.
Le classi attuali andranno ad esaurimento e nel frattempo le nuove classi alimenteranno la grande scuola, un ex cotonificio, di Verrès, il mio paese di origine. Apriti cielo! C'è chi in Consiglio comunale a Saint-Vincent mi ha accusato di tradire il paese dove abito in favore di quello dove sono cresciuto. Campanilismo che mi accusa di essere campanilista: un vero cortocircuito.Contro certa ottusità le armi sono purtroppo spuntate. Apro una parentesi che è in tema ma è anche fuori tema: sono stato in vacanza una settimana dall'altra parte del mondo a inizio anno. Anche in questo caso i soliti noti a cui sto sulle scatole hanno titolato «schiaffo alla scuola!», gridando al mio disinteresse vacanziero in piena pandemia. Sarei un pigrone da spiaggia, mentre imperversava il virus. Polemiche politiche piccole piccole, di chi forse non capisce che ormai si può restare connessi anche dal Polo Nord e soprattutto che la riapertura delle scuole dopo le vacanze è in epoca pandemica regolata da norme nazionali precise cui attenersi che non prevedono un "Superman" che vigili di fronte alle scuole. Ma, lo ripeto, c'è chi campa in un cono d'ombra dopo aver fatto politica e cerca di vivere di luce riflessa con l'arma del dileggio, che appartiene ad un vecchio armamentario ideologico. Ma torniamo al punto vero in un periodo in cui i genitori sono chiamati ad una scelta cruciale per il campione decrescente dei nostri giovani: il passaggio alle Superiori. Anche questo ha a che fare indirettamente con il numero ridotto di ragazzi. Se già non bisogna mai lasciare nessuno indietro è indispensabile sforzarsi ancora di più per non perderne neanche uno, quando hai poche risorse giovanili su cui investire per il futuro. Capisco certi limiti dell'orientamento, ma bisogna che famiglie e ragazzi scelgano bene e non buttino via il loro tempo. Un caso esemplare è l'eccesso di "liceizzazione" nella scelta delle scuole Superiori a detrimento di percorsi più professionali e tecnici. Bisogna ragionare su questo per disinnescare meccanismi di abbandono o di migrazioni di scuola in scuola nel momento in cui si scopre di aver scelto senza reale discernimento un percorso. Non è facile ma indispensabile.