Per capire come certe frasi restino nella memoria collettiva e in termini più estesi e popolari di quanto avvenisse in passato vale la pena di iniziare con un esempio. «E' sicuramente tempo di mutar rotta, è tempo di destarsi, di stare all'erta, di mostrar vigore, di non rimasticare più le stesse frasi fatte, di non pestare più le stesse tracce... Non chiedete cosa può fare il vostro Paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro Paese». Con queste parole John Fitzgerald Kennedy, il 20 gennaio 1961 a Washington, chiudeva il suo discorso d'insediamento, dopo aver prestato giuramento come 35esimo Presidente degli Stati Uniti.
Parliamo di un grande oratore e spesso i Presidenti americani lo sono stati, specie con l'avvento e poi con la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa (in inglese "mass media"), che così vengono definiti dalla "Treccani": "Insieme dei mezzi per far conoscere, diffondere e divulgare messaggi significativi, carichi di valori diversi, a un pubblico anonimo, indifferenziato e disperso, e anche le tecniche con le quali gruppi specializzati elaborano e diffondono informazioni, messaggi, segni e simboli, nonché le informazioni e i messaggi stessi". La rivista "Focus" ne ricostruisce in questo modo la storia: "La locuzione "mass media" è nata nella lingua inglese nei primi anni Venti con il significato di "mezzi di diffusione o di comunicazione di massa", riferito a radio, televisione e giornali. Dall'inglese o dal latino? Poiché si tratta di un modo di dire inglese, la pronuncia di "mass media" dovrebbe essere "mess midia". In realtà è da notare che entrambe le parole sono di origine latina. "Mass" deriva da "massa", vocabolo che fu usato con il significato di "ammasso" da autori come Ovidio, Plinio, Seneca, Virgilio e, da Paolo Orosio nel Quinto secolo, con il senso di "folla". "Media", invece, è il plurale di "medium", sostantivo che vuol dire "mezzo", "medio", "punto di mezzo", "centro". E alcuni scrittori latini, come Cicerone e Lucrezio, hanno utilizzato le forme "in medium dare" o "in medium proferre" con il significato di "rendere noto", "denunciare". Così, poiché la nostra lingua deriva dal latino, la pronuncia più corretta è quella secondo la fonetica italiana: cioè si dice come si scrive. In Italia, il termine appare probabilmente per la prima volta sul quotidiano "La Nazione" del 2 giugno 1968: «Non concedersi alla suggestione ambigua dei mass-media, quali la televisione»". Chiusa questa diatriba linguistica, torniamo al punto. E cioè alla necessità di essere sempre più pronti e scafati rispetto all'uso dei mass media. In politica questa è diventata una fissazione e sicuramente l'opinione pubblica viene sempre più influenzata dalla capacità di gestione della propria immagine e non solo più in termini di capacità soggettiva, ma di creazione vera e propria di personalità plasmate da staff di esperti. Inutile scandalizzarsi e questo conferma semmai la necessità - ma lo si vide già con la nascita dei totalitarismi novecenteschi - di come l'unica alternativa ai rischi crescenti di manipolazione, che il Web ha amplificato, è avere cittadini-elettori sempre più vigili e preparati per smascherare i pericoli e non so se questo stia avvenendo.