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11 dic 2021

Non capisco Cacciari

di Luciano Caveri

A Massimo Cacciari, che mi cedette il posto al Parlamento europeo, consentendomi un'esperienza straordinaria, andrà sempre la mia eterna riconoscenza. Ho avuto modo di conoscerlo, anche durante una sua visita in Valle d'Aosta fra castelli ed un sorvolo in elicottero delle nostre montagne, e rimasi per sempre impressionato dalla sua cultura enciclopedica, assieme ad uno spiccato sense of humour in salsa veneziana, quella Venezia di cui è stato sindaco con una visione politica mirabile. E' anche uomo di Università e filosofo che ha inciso un solco importante con libri di grandissima profondità. Ho sempre apprezzato il suo spirito critico e la sua capacità di essere anticonformista al limite della rudezza. La sua intelligenza è affilata, ma la pazienza non è nelle sue corde, come si vede nella sua bruciante vis polemica. Ho seguito il suo crescendo proprio nelle polemiche attorno alla pandemia e infine sui vaccini e il "green pass".

Mentre sull'incidenza e talvolta dell'invadenza dello stato di eccezione, Costituzione alla mano ero in grado di seguirlo, ora su questi temi - vaccini e "green pass" - non lo seguo più sia per la compagnia di giro con cui si è affiliato sia per certe tesi "scientifiche" su cui non credo abbia reali competenze (scavare su Internet non basta!). Meglio attenersi a chi se ne intende per studi ed esperienze. So che esiste qualche virologo eretico, ma una rondine non fa primavera. Molti hanno cercato di spingere Cacciari a tornare coi piedi per terra. Ne cito due. Il filosofo Massimo Bonaga da "Il Foglio", intervistato da Marianna Rizzini: "«La cosa che mi lascia perplesso - dice Bonaga - è questo mettere l'accento su una fantomatica dittatura. Ma insomma, allora è dittatura scolastica dover andare a scuola dai sei ai sedici anni? Ed è dittatura del vestiario non poter andare in giro nudi? Io, figuriamoci, sostengo l'impossibilità della libertà del volere. La libertà sociale è soltanto il residuo delle norme. Fin dai tempi dei primi due cavernicoli, per i quali deve essere valsa la regola del "non darmi una bastonata sennò te la do anche io"». Cacciari dice che in questo momento non si possono esprimere dubbi. «Ma il dubbio viene coltivato a livello scientifico. E parliamo di coronavirus, qualcosa che ha avuto enorme impatto politico e psicologico, e parliamo dei suoi effetti: i saperi che se ne occupano procedono per tentativi, in questa fase, per errori e rimedi. Puoi non avere dubbi sul teorema di Pitagora, non su un virus su cui la scienza sta ancora studiando - e la politica si adatta. Ci vorrebbe un po' di pietas. Massimo dice che il "green pass" è imperfetto? Vuole un Piano B? E allora uso un'espressione che mi fa ridere, "critica costruttiva", ma che rende l'idea: che cosa propone, allora? Ci vuole un po' di responsabilità delle proprie parole. In questo momento può essere pericoloso introdurre elementi che rischiano di non favorire comportamenti razionali». E «se a una cena siamo in quattro davanti a un bicchiere», dice Bonaga, «non è mainstream dire che abbiamo davanti un bicchiere: è un bicchiere, punto. E la certezza assoluta non c'è in nessuna soluzione medica. Non possiamo finire in balia di un delirio luciferino, quasi come se si volesse accedere a una verità mistica». Quello che dispiace a Bonaga è «l'impoverimento di pensiero. Recuperiamo un po' di rispetto per le difficoltà che tutti possono avere, ovvie in una fase come questa. E se tu esprimi un dubbio ma poi, come il mio amico Massimo, e mi permetto di dirlo proprio perché è un amico, sempre tu ti vaccini, hai già risolto il dubbio con un'azione pratica»". Su "Huffpost" è uscita la lettera aperta a Cacciari dello psichiatra Paolo Crepet: «Non so con chi si confronti lei, ma io da medico lo faccio regolarmente con i massimi esperti nazionali che mi confermano che la copertura vaccinale riguarda solo il 70 per cento, quindi il virus continua a girare, a volte fa pure ammalare, ma per fortuna riduce la letalità a pochissimi casi. Si parla di rischio consapevole che comprende anche quello di andare in gondola. Il coronavirus, mi dispiace dirglielo, ma comporterà una prassi vaccinale stagionale (proprio come quelle cui lei si è sottoposto in età pediatrica senza andare in piazza a dire che Sabin le aveva azzoppato la sua autodeterminazione) e solo quando questo malefico esserino non troverà più corpi sani da infettare, morirà. Ultima, modesta, considerazione. Lei, lo voglia o no, è un "maître à penser". E' un ruolo che le fa onore, ma che presenta alcune, non piccole, responsabilità. Se il professor Fauci avesse firmato un documento su Heidegger lei, giustamente, lo avrebbe ignorato; temo che la stessa cosa abbia fatto il professore con il suo. Se un intellettuale di rispetto parla di ciò che non ha studiato perde credibilità, ma nel contempo istruisce malamente qualcuno in cerca di identità. Immagino che anche a lei "l'uno uguale a uno" abbia creato qualche idiosincrasia, o almeno spero». Concordo del tutto e questo non ha a che fare con il legittimo diritto di dissentire, ma con il rischio che il dissenso diventi una sorta di complicità con il virus.