Ho fatto il fioretto - lo dico scherzosamente - di non parlare dei "no-vax". Quando l'ho scritto in un tweet, alcuni dì loro hanno ironizzato, plaudendo alla mia scelta, considerandomi in sostanza come un imbecille o peggio un venduto. E con me lo sono naturalmente i "pro-vax" come me, incapaci di capire per stupidità quanto per loro è evidente oppure comprati dal "nemico", il vaccino, su cui hanno costruito storie di vario genere in una sorta di mitologia fantasiosa. Per cui oggi mi sento in dovere di non parlare di loro, limitandomi a dire che, escluse le ali violente e potenzialmente eversive, per il resto inizio a provare per loro un sentimento di pena. Se non fosse - e poi mi taccio - che questa minoranza chiassosa che inneggia alla "Libertà" danneggia il diritto alla Salute degli altri e basta questo argomento per far svanire la pena. Non a caso in Paesi europei dove il virus è ripartito si avverte una stretta di vite verso chi non si vaccina senza la foglia di fico del tampone.
Il politologo torinese Marco Ravelli, sempre arguto ma pessimista militante della Sinistra radicale, in un'intervista su "HuffPost" ha detto: «Dobbiamo augurarci che le vaccinazioni, la terza dose e il "green pass" allentino la pressione del covid, abbassando la temperatura della società e della radicalità del conflitto tra "no-vax" e "pro-vax". Al momento, lo scontro non sembra mediabile attraverso il dialogo e la razionalità: da un lato c'è uno zoccolo duro irrazionale e non convincibile, dall'altro un'intolleranza, per certi versi deprecabile, che sta crescendo». Il resto dei suoi ragionamenti denotano il timore di politiche vendicative e repressive verso i "no-vax" e si evince in questo una lontana nostalgia della militanza e delle proteste di piazza che non condivido. Condivido, invece, la necessità di isolare moralmente questa minoranza chiassosa proprio inneggiando all'ampia e schiacciante maggioranza che ha fatto il suo dovere vaccinandosi. Questa scelta civica nata per salvaguardare sé stessi, i propri cari e tutti gli altri è stata per decenni un tratto indiscutibile, che faceva parte di una scelta di fiducia nella scienza e di lotta contro malattie che avevano colpito l'umanità e parevano incurabili. Oggi si questa consapevolezza si profilano queste zone d'ombra dei protestatari e su questo condivido a pieno l'analisi sintetica di Revelli: «Con loro il dialogo è impossibile: l'uso della razionalità e la logica generalmente condivisa falliscono. Questo accade perché destituiscono di valore i numeri, i nessi logici e le affermazioni scientifiche senza badare ad alcuna evidenza empirica ma sulla base di un mero principio di diffidenza. Se sostengono che tutti i dati sono falsificati e che tutte le autorità mediche non sono credibili e ad essi preferiscono l'evocazione di "elementi magici" o di guru discutibili, non si può sperare di arrivare a un punto di mediazione». E più avanti: «Il proprio pensiero e il proprio desiderio si tramutano in totale assenza di responsabilità nei confronti degli altri, in noncuranza rispetto al rischio di contagiare il proprio vicino di casa o il proprio parente. "Il corpo è mio e ne faccio ciò che voglio", nella forma più devastante, in base a un narcisismo autoreferenziale ed egoistico. Si tratta dunque di un individuo che non riesce a riconoscere l'altro e le sue ragioni». Per cui la moral suasion e la spinta al ritorno alla razionalità non funzionano e dunque? Penso che la maggioranza vaccinista debba tenere duro e proseguire sulla strada del "green pass" come simbolo ancora di un'apertura (chi non vuole il vaccino si faccia il tampone). Imporre il vaccino, che sarebbe pure scelta logica, o chiudere in casa i non vaccinati come in Austria sarebbero scelte che rischiano di dare fiato a proteste violente di cui profitterebbero - come già avvenuto - estremisti di vario genere. Noi "pro-vax" prepariamoci alla terza dose da persone responsabili ed ai "no-vax" auguro di non ammalarsi, come è ormai dimostrato che avviene in misura maggiore per chi non sia vaccinato e con grossi rischi per la loro vita. Ma loro, anime più o meno candide, non ci credono...