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02 nov 2021

Venticinque anni fa il seme per l'Università valdostana

di Luciano Caveri

Devo tornare indietro di venticinque anni, settimana più settimana meno, per evocare i giorni in cui presentai l'emendamento alla legge che poi nel 1997 entrò in vigore (una delle legge Bassanini, la numero 127), sancendo il primo passo della nostra Università. Diciamo meglio: così iniziò la gravidanza e nell'autunno del 2000 l'Université de la Vallée d'Aoste nacque davvero, ottenendo l'autorizzazione a rilasciare titoli di studio aventi valore legale. Le prime lezioni del corso di Laurea di scienze della formazione primaria iniziarono nel 2001, mentre l'anno dopo partirono i corsi dell'area economica, cui si aggiunsero mano a mano gli altri percorsi formativi. Ricordo i via vai al Ministero dell'Università, ma soprattutto va dato merito al ministro dell'Università in carica all'epoca della partenza iniziale, Luigi Berlinguer, ed al suo sottosegretario Luciano Guerzoni.

La parte tecnica nel cumulo di carte necessarie per partire fu di pertinenza di chi divenne poi direttore generale dell'Università, Franco Vietti, con cui consumammo tutto il tempo necessario. Complessivamente l'esperienza risultò formativa ed è sinceramente emozionante vedere crescere qualcosa sin dal primo seme, che fu poi in sostanza la proposta che presentai come deputato della Valle d'Aosta, il cui ruolo particolare - mi piace ricordarlo per certe derive attuali di chi riveste quel ruolo - emerge non solo dallo Statuto che ne evidenzia la peculiarità, al di là delle legge elettori in vigore, ma anche da quella circoscrizione con collegio uninominale senza eguali altrove. Confesso come all'epoca avessi qualche dubbio, fugato poi con il confronto con il presidente della Regione, Dino Viérin, e l'assessore all'Istruzione, Roberto Louvin. Andammo avanti, anche se certe esperienze di cui informai mi davano qualche batticuore. In particolare mi informai dell'Università di Udine, che in verità è Statale, e i miei amici friulani lamentavano una logica, che non so poi come si sia evoluta, di un forte distacco fra la comunità locale e l'Ateneo, accusato di avere professori presenti in una logica di "mordi e fuggi" con materie, pur potenzialmente attinenti alla realtà locale, che venivano trattate come se le Facoltà fossero a Cosenza. Nel 2007 poi firmammo l'accordo per la cessione della caserma "Testafochi" alla presenza del ministro della Difesa, Arturo Parisi. Dissi quel giorno: «Siamo giunti alla conclusione di questa importante cessione, a cui seguirà un accordo di programma, per la "Testafochi", dove verrà mantenuto e potenziato il museo alpino, verrà trasformata in un campus universitario ed Aosta, città degli Alpini, diventerà città degli Alpini e degli studenti». Ricordo anche il ruolo essenziale dell'allora Comandante locale degli alpini, generale Bruno Petti, che disse: «Si tratta di un progetto ambizioso, fortemente voluto per risolvere le carenze del "Centro addestramento alpino" e per offrire una sistemazione efficace ed efficiente delle infrastrutture del Centro stesso. Questo costituisce, contestualmente, un'opportunità di offrire all'Università della Valle d'Aosta una sede decorosa. Noi abbiamo la necessità di disporre di infrastrutture che possano permetterci di svolgere l'impegno che siamo chiamati a rispettare: innanzitutto un'azione di sviluppo e il ruolo di elemento principale nella gestione delle azioni relative alla montagna». Esemplari anche le dichiarazioni del ministro Parisi: «Questo accordo giunge ad un anno esatto dal voto di fiducia del nuovo Governo e dà seguito a uno degli impegni presi, la valorizzazione del patrimonio della Repubblica che ci chiama a dar seguito al ripensamento dello strumento militare e alle prospettive strategiche. Questa intesa fornisce nuove possibilità di attrarre e mantenere i giovani sul territorio. La Scuola alpina e l'Università, riallocate, possono dare un contributo alla Regione, con un respiro più ampio, fornendo nuovi stimoli per la crescita della regione stessa e della Repubblica». Qualche anno dopo il mio successore rifirmò un nuovo accordo con un altro ministro, in una logica da Totò e Peppino, per assumersi la paternità di un accordo già scritto. Roba da chiodi, come diceva il mio povero papà con un'espressione colorita. Comunque sia, oggi l'Università - l'unica a carattere regionale - vive e cresce e sull'area dell'ex caserma, e si sta per completare la prima di tre costruzioni a favore dell'Ateneo su disegno avveniristico, che meriterà le visite dei valdostani, del famoso architetto Mario Cucinella, che sarà un elemento nuovo di riqualificazione di quell'area della città di Aosta. Certo un campus universitario, a cui spero si aggiungerà uno studentato nell'ex "Cral Cogne", che dovrà attirare studenti dall'Italia e dall'Europa anche attraverso un disegno di riflessione sul futuro dell'intera Università. So che non è facile in periodo di vacche magre, però bisogna crederci e dare sempre di più una vocazione originale al nostro Ateneo, sapendo quali sconvolgimenti ci sono stati nel settore universitario dalla sua nascita ad oggi fra fiorire di nuove proposte al di là delle Università storiche con un mare di insegnamenti e l'esplosione in più delle Università on line.