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19 ott 2021

Non cedere sul green pass

di Luciano Caveri

Temo che oggi, prima giornata di uso generalizzato del green pass nel mondo del lavoro, ne vedremo delle belle in diverse parti d'Italia con manifestazioni più o meno spontanee. Lo stesso avverrà sabato con la manifestazione sindacale e politica a Roma di condanna della deprecabile invasione della sede della "Cgil", che sarebbe stata da spostare, vista la giornata che precede il ballottaggio per il sindaco della Capitale. In entrambi i casi miscela esplosiva in vista, purtroppo. Infatti i moti di piazza, con questo clima di scontri, rischiano di essere molto pericolosi e l'impressione è che la ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, non sia all'altezza, dopo aver detto che l'arresto di un capopolo neofascista a Roma, durante le manifestazioni violente, non è avvenuto con queste motivazioni che stupiscono: «La scelta di procedere coattivamente nei suoi confronti non è stata ritenuta percorribile dai responsabili dei servizi di sicurezza, perché in quel contesto c'era l'evidente rischio di una reazione violenta dei suoi sodali». Avrà pure delle motivazioni tecniche, ma se non si interviene nel cuore di una sommossa dove si rischia di finire?

In generale a me questa situazione preoccupa, perché un conto è la protesta civile di chi dissente dal green pass, mentre ben altra storia è chi ormai sul tema appare a fatti ma anche a parole come letteralmente fuori di testa. Queste punte di esagerazione e di drammatizzazione le vediamo tutti i giorni: persone che non stanno bene, ormai assillate da questa questione del vaccino, eccitate da una propaganda basata su questioni infondate, che per loro sono diventate «la Verità». Meccanismi psicologici da settarismo, che creano gruppi che si autoconsiderano come eroici contro un sistema che dipingono con logiche complottiste che fanno paura per la loro profonda irrazionalità. Siamo di fronte ad un fenomeno sociale che sociologi e psicologi dovranno spiegarci sia per la sua diffusione, sia perché colpisce persone diversissime fra di loro che hanno trovato un nuovo credo con cui aggregarsi. Personalmente sono spaventato da come il fenomeno possa sfociare in scontri che appaiono illogici e caricati di significati ideologici che lasciano perplessi. Eppure, sia chiaro, e lo vediamo tutti con i più invasati dei nostri amici e conoscenti, esiste davvero una grande difficoltà di capirsi, pur in una logica di contrapposizione di idee. Nulla è peggio di chi si considera buono e dunque avverso ad un cattivo, di chi si crede nel giusto e ritiene ogni obiezione come speciosa. Considerarsi antipotere e vittima di chissà quale macchinazione è un meccanismo inquietante, ben studiato a fronte di psicosi collettive e movimenti che diventano borderline. Questa ondata populista, demagogica, antipositivista, reazionaria è un insieme confuso di persone e di gruppi, una specie di circo nel quale si esibiscono personaggi i più vari, il cui il confuso denominatore è il no al vaccino, ammantato da ragioni pseudoscientifiche, paure ataviche, appelli grotteschi alla libertà e alla Costituzione. E' un segno inquietante dei tempi, che richiama fenomeni settari, utopistici e talvolta millenaristici che appaiono di tanto in tanto nella storia dell'umanità. Sono movimenti aleatori, destinati a evaporare in tempi ragionevoli, ma lasciando ferite e cicatrici e nel breve a creare situazioni cancerose.