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11 ott 2021

La scuola e il digitale

di Luciano Caveri

E' interessante vedere come la "Didattica a Distanza" (DaD o DAD) sia oggi oggetto di riflessione. Ricordo che l'apprendimento e l'insegnamento a distanza fu una modalità piombata fra capo e collo per consentire agli studenti di continuare la loro formazione direttamente da casa, dopo la chiusura delle scuole comunicata all'interno del Dpcm del 4 marzo 2020. La DAD era tutt'ora in corso nei casi di quarantena, che in Valle d'Aosta proprio in queste ore, attraverso i test salivari, abbiamo ammorbidito per evitare che alla retorica del «tutti in aula» subentrasse il ritorno proprio alla DAD, obtorto collo. Intanto, sempre per mano ministeriale, si affiancò - nel gioco degli acronimi - la "Didattica Integrata Digitale - DID", che è tale proprio perché integra digitale e presenza, mentre la Didattica a Distanza è svolta interamente sulle piattaforme digitali.

Ora, sia chiaro che partecipare via Web ha significato una serie di incognite. Anzitutto, molto banalmente, lo squilibrio possibile della qualità della connessione nei diversi luoghi deputati: a casa dei docenti o a scuola se da lì insegnavano ed anche naturalmente per gli studenti. Su questo nella piccola Vallée si sta lavorando a spron battuto ed entro poco le scuole saranno tutte a posto con la fibra ottica, tranne rari casi, e con infrastrutture interne altrettanto efficaci. Per i collegamenti da casa la gran parte delle utenze potrà contare su di una soluzione. Idem per gli strumenti con cui trasmettere o ricevere, che siano computer o tablet. Le scuole oggi rispondono ai bisogni più immediati per chi non ce li ha e ci apprestiamo a un forte investimento con fondi comunitari per "coprire", sperimentando anche una maggior formazione degli insegnanti, tutti gli allievi delle prime delle secondarie di primo (medie) e di secondo grado (superiori). Gli insegnanti hanno quel buono per acquisti da 500 euro annuì che possono adoperare per queste dotazioni. Ma la digitalizzazione obbliga a considerare collegamenti e strumentazione come un patrimonio cui attingere ordinariamente per rendere ancora più efficace l'istruzione in presenza. Sarebbe assurdo che le generazioni più o meno native digitali non ritrovassero in aula quei medesimi strumenti che adoperano nel resto della loro vita. La lezione frontale va arricchita con filmati, documenti, lezioni di esperti, che passino attraverso il video. Lo stesso vale nel rapporto fra libri cartacei ed ebook, che pure scontato mille problemi di diritti d'autore e spetta alle case editrici darsi uno sveglione. E' un campo aperto che dev'essere riempito non solo da chi si occupa di pedagogia e di didattica, ma da tutto il mondo variegato che ruota attorno alle potenzialità del Web. La Scuola - lo dico con affetto - è un mondo, pur con le sue eccezioni, spesso conservatore e talvolta anche autoreferenziale. Ciò avviene anche in politica e in ogni luogo dove in qualche modo ci si specializza. Ci vuole ogni tanto qualche voce esterna che osservi ed eccepisca, proponendo migliorie e innovazioni, senza che nessuno si offenda verso i "barbari" che fanno incursione nel loro orto. Questo mettere nello shaker del confronto sulle tematiche le più diverse personalità varie trovo che dovrebbe essere il sale della democrazia per rompere schemi corporativi e vecchie barriere. Capisco che non è facile e spesso si preferisce il quieto vivere, se non guardarsi il proprio ombelico, ma l'evoluzione della Scuola è una questione capitale per tutti e ci sono fior di Paesi che su questo stanno lavorando, avendo consapevolezza che si tratta del futuro. L'Italia chiacchiera troppo spesso o compra i banchi a tre ruote, che oggi si scopre siano persino "velenosi". Oppure ci si rassegna a logiche di chiusura, mentre bisogna aprire porte e finestre al resto della società. Ogni chiusura a riccio è negativa.