Ho letto con vivo interesse la lettera del Vescovo della Diocesi di Aosta, Monsignor Franco Lovignana, all'inizio dell'anno pastorale. Conosco Franco - mi scuso per la confidenza, ma lo conosco da tanti anni ed anche prima dell'attuale prestigioso incarico - e la sua sensibilità rispetto alla comunità valdostana di cui si occupa è motivo di grande conforto e con questa chiave ho approfondito queste sue pagine. Ogni volta mi viene in mente quella "Histoire de l'Eglise d'Aoste" di mio zio Séverin Caveri, dove con un'invidiabile profondità culturale sempre sorretta dal garbo e dall'ironia della sua prosa, racconta la storia della nostra Chiesa locale e dei suoi particolarismi di area gallicana. Oggi, per molti, questa storia così avvincente di una comunità cattolica alpina a cavallo delle Alpi sembra dimenticata ed un Vescovo valdostano, che questo lungo cammino ben conosce, è una benedizione.
Non mi occupo, non avendone le competenze, della ricca e per altro assai interessante intensità dottrinale, dedicata in prevalenza all'Eucarestia, ma ho trovato un passaggio che credo vada letto con attenzione anche per i suoi risvolti - per così dire . "laici". Eccolo: «La crescente sensibilità ecologica costituisce un ambito importante e delicato di evangelizzazione. E' importante perché rappresenta una possibile apertura alla fede. E' delicato perché è facile scivolare nel "politicamente corretto" perdendo lo specifico del nostro annuncio e della nostra testimonianza. L'unica ecologia cristiana è quella che vede coinvolti tre protagonisti: Dio, la natura e l'uomo. Non accettiamo nessuna divinizzazione della natura, nessuna demonizzazione dell'intervento umano quando esso sia rispettoso degli equilibri cosmici, nessun ammiccamento a chi vuole ridurre l'uomo alla stregua delle altre creature e poi ne fa un "dio" dispotico e onnipotente riguardo a se stesso, rifiutando di accogliere e rispettare quanto "scritto" dal Creatore nel suo corpo, nella sua psiche e nel suo spirito. Soltanto se rimettiamo Dio al suo posto anche le altre relazioni umane fondamentali (con se stessi, con gli altri, con il mondo) potranno ritrovare l'armonia voluta dal Creatore, armonia tanto desiderata, ma a volte cercata per strade che non portano alla meta». Ovviamente non mi permetto di commentare in qualche modo, ripetendo come l'approccio del nostro Vescovo sia ricco di suggestioni teologiche da cui vorrei - se possibile - astrarmi per manifesta incompetenza, ma trovo molto interessante, anche per il mondo della politica, questo richiamo che pone l'Uomo dentro la Natura e non contrapposto, come avviene ormai con visioni strampalate in parte del mondo ambientalista. Esiste un ambientalismo che aborre la presenza umana, come se fosse una sciagura. Ed un'altra parte del medesimo mondo ambientalista che contrappone - con una ridicola ma pericolosa visione disneyana - un mondo animale bello, buono e perfetto alle scempiaggini di noi Homo Sapiens. Si tratta di una costruzione ideologica, distorta e pericolosa, che si sta riverberando in parte della società, dove a far nascere ed allevare un bambino di preferisce un... cane. Il cane a me va benissimo, ma la sua umanizzazione è grottesca e persino offensiva per la razza canina, trasformata in giocattolino o in un infante da infilare in un passeggino o da vestire con completini ridicoli. Scusate lo sfogo.