Lo scrivo con grande rispetto per chi ama il genere e senza nessuna presunzione. Confesso semmai che la ragione per la quale non avevo mai fatto una crociera in vita mia stava nel fatto che non mi convinceva. Intendiamoci: amo il mare e l'ho percorso spesso in barca e non soffro di mal di mare. Ma queste navi gigantesche le guardavo con sospetto. Dopo aver fatto la prima crociera, confermo che ci avevo preso, anche se - bisogna essere onesti - può darsi che le norme anti-covid abbiamo peggiorato il quadro. Per il resto - come dire? - mi sono fantozzianamente trovato a disagio su questa nave che mi doveva portare da Venezia, attraverso le isole greche, sino a Bari e ritorno.
Che la "nuvola di Fantozzi" fosse incombente era chiaro fin da subito. Poco tempo prima della partenza, infatti, veniva chiuso il terminal di Venezia per il divieto di transito attraverso il "Canal Grande". Scelta legittima, fatta in fretta e furia dalle Autorità nazionali per evitare che l'Unesco togliesse la classificazione di "Patrimonio dell'Umanità" alla Serenissima. Per altro Venezia resterebbe Venezia anche senza la medaglietta "Unesco", ormai distribuita in modo indiscriminato e tra poco spiccherà che questo marchio non ce l'ha per usura dovuta ad un utilizzo eccessivo e talvolta persino grottesco. Detto in soldoni: la nave sarebbe partita da Trieste, che allunga i tempi necessari per arrivarci dal nostro angolo delle Alpi. Raggiunto il porto con una viabilità non sempre confortevole fra autostrade con cantieri infiniti e una gimkana cittadina, eccoci infine all'imbarco, ovviamente con "green pass" ed aggiunta di un tampone rapido. Tutto efficiente, ma già si intravvedeva la logica, in verità assillante, della "bolla" e cioè di meccanismi tali da impedire al virus di finire sulla nave. La prima giornata di navigazione permette di prendere la mano con il dedalo fra ponti e corridoi con la scoperta di animazione ridotta al lumicino, di pasti sempre copiosi ma in odor di surgelato e con la conferma che le piscine di queste grandi navi - mi dicono per ragioni strutturali - sono simili a tinozze. Il personale vede protagonisti - immagino per motivi di costi - persone di origine filippina o centroamericana, sempre sorridente, benché in genere non in grado di parlare e capire l'italiano. Particolare che cozza con la sbandierata italianità della compagnia di navigazione. Non so di quale contratto godano, di certo lavorano a ritmi sostenutissimi. Gli spettacoli serali, anch'essi con compagnie di Paesi che fanno... risparmiare, sono piuttosto ripetitivi e, come tutto il resto, oggetto di una sorta di militarizzazione, che trasforma gli ospiti in soldati o meglio da bambini alla colonia delle vacanze. Tutto comprensibile, ma ogni tanto il troppo stroppia. Ognuno riceve sin dall'inizio una tessera, che corrisponde anche ad una fotografia del proprio viso, per evitare in entrata ed uscita dalla nave che la persona in possesso del "lasciapassare" sia un'altra. Ma la tessera diventa l'ossessione, anche per avere una bibita o un bicchiere d'acqua. Rimpiango in certi casi quelle soluzioni di bracciali "intelligenti" proposti in qualche "Club Med", che evitano l'angoscia da tessera sempre in mano. Ma il top sono le escursioni, rese l'unico modo per scendere dalla nave ed ho visto, ma tipo forzato in catene, posti belli come Cefalonia, Mikonos, Olimpia, Corfù. Come scolaretti in buon ordine si sbarca, si ottiene un numero corrispondente all'autobus che ti poterà in giro. La consegna è «non muoversi dal gruppo» quando si scende per raggiungere il luogo archeologico o la spiaggia. Si compra solo in un luogo convenzionato e niente bar per evitare contagi perniciosi. Chi sgarra rischia - ci viene detto - l'espulsione dalla nave e non si capisce bene, quando si è in un'isoletta delle Cicladi, come diavolo potresti tornare a casa. Ma queste sono le regole, ripetute sino a svenirne in un clima che non ha nulla a che fare con l'ambiente sbarazzino che mi veniva descritto dagli aficionados della crociera. Un francese, in una delle serate, viene premiato per aver fatto 97 crociere: una vita in vacanza, che dimostra ai miei occhi che non tutti i gusti sono al limone. Lo sbarco, alla fine del viaggio, è quasi liberatorio e posso divertirmi a prendere in giro a mia moglie, facendo la ruota come un pavone, ricordando le famose «Vedrai che ti piacerà!»: d'ora in poi potrò reagire come il già citato Fantozzi di fronte alla ennesima visione della "corazzata Potëmkin".