Leggo di un'insegnante in piazza Chanoux, nella periodica protesta dei "no-vax" valdostani, che avrebbe usato il termine «dittatura sanitaria» per l'obbligo del "green pass" e per il fatto che debba pagarsi i tamponi per andare a scuola, rifiutando il vaccino. Mi stupisco che si stupisca: se decidi di essere anti-vaccinista, perché mai e in nome di che cosa non dovresti, in cambio della tua scelta antisociale, pagare un prezzo? Troppo comodo fare i "duri e puri" per ottenere una via di uscita per non vaccinarsi a spese del pubblico. Io seguo, per convinzione, la logica vaccinista indicata anche autorevolmente dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e da Papa Francesco. Giusto per citare due personalità che hanno preso partito nel dibattito non inseguendo le posizioni silenti e furbesche di chi nulla dice per compiacere gli uni e gli altri con spregevole posizione cerchiobottista. Io non sono fra quelli e prendo posizione, perché su certi temi bisogna essere chiari e non si possono tenere i piedi in due scarpe.
Ma, come accennavo, ci sono voci importanti da ascoltare, come ha ricordato su "La Repubblica" Corrado Augias: «E' interessante la formula usata dal presidente Sergio Mattarella nel suo intervento al convegno di "Comunione e Liberazione". Tra le molte considerazioni sui vari intrecci che corrono tra io, tu, noi, alla base di ogni rapporto sociale e affettivo, toccando il tasto concreto dei vaccini anti-covid ha detto: "La responsabilità comincia da noi, vaccinarsi è un dovere non in obbedienza a un principio astratto ma perché nasce da una realtà concreta che dimostra che il vaccino è lo strumento più efficace di cui disponiamo per difenderci e per tutelare i più deboli e i più esposti a gravi pericoli. Un atto di amore nei loro confronti, come ha detto pochi giorni fa papa Francesco". Il particolare interesse è in quelle tre parole "Un atto d'amore", ecco dove la visione di un cattolico illuminato si distacca da quella di un laico pur concorrendo entrambi al medesimo fine di tutelare se stessi e la comunità di cui sono parte, ovvero "gli altri", ovvero l'io che prende in considerazione il "tu" per arrivare al "noi" cioè a tutti coloro che condividono un identico destino». Non si tratta dunque di un plurale maiestatis, cioè di un uso della prima persona plurale "noi" al posto della prima persona singolare "io", come può avvenire con enfasi e retorica da parte di autorità politiche e religiose in contesti ufficiali ed in occasioni solenni. Qui il "noi" interpreta il senso della comunità. Su questo ancora Augias: «Il principio che in una società stretta la tutela di tutti sia responsabilità di ognuno circola nella cultura occidentale dalla fine del Settecento, è uno dei frutti di quel secolo che non a caso è stato definito "dei lumi". Nel suo celebrato saggio sulla libertà ("On Liberty") il filosofo inglese John Stuart Mill (1806-1873) scrive che le società liberali sono costruite sulla libertà degli individui la quale però trova il suo limite nella libertà di tutti, quindi con inevitabili limitazioni per quella di ognuno. Nel quarto capitolo del saggio, Mill specifica che un individuo è libero di perseguire i propri interessi fino a quando non danneggi gli interessi altrui. Per esempio, la salute. Già nel 1789, l'articolo 4 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo aveva statuito che: "La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così l'esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento degli stessi diritti"». Insomma una vecchia storia ignota alla parte più trinariciuta dei no-vax che urla slogan ridicoli ed offensivi. Noto, tra l'altro, che c'è chi alla violenza verbale sta aggiungendo elementi di lotta di piazza non accettabili e minacciosi. Aggiunge Augias: «Quando esponenti della destra, che tra l'altro si professano cattolici ferventi, rivendicano la libertà degli individui e tuonano contro le possibili imposizioni dello Stato in materia sanitaria, non si rendono conto di negare esattamente il principio liberale in nome del quale pretenderebbero di parlare. La libertà è un bene da condividere, appartiene a ognuno ma deve contemplare anche quella degli altri. Chi rifiuta di vaccinarsi sulla base di ipotetici rischi ai quali si sottoporrebbe, altro non fa che nascondere dietro il velo di un inganno il sostanziale egoismo della sua decisione». Aggiungerei che c'è anche nella sinistra estrema chi coltiva visioni anti-vacciniste ideologiche e sbilenche. Conclude sempre Corrado Augias: «Il presidente Mattarella, facendo eco a Papa Francesco, è andato più in là, ha scavalcato il principio liberale della corresponsabilità di fronte a un flagello come il covid, ha aggiunto la dimensione dell'amore. Si può dubitare che in un'epoca in cui gli egoismi (degli individui e delle nazioni) sembrano prevalere, quando si agitano immagini e testi sacri mentre si rivendica l'esclusiva santità del proprio "io", un richiamo così "ingenuo" all'amore possa avere una qualche efficacia. L'uomo di Stato, il leader illuminato sa però che il suo dovere è indicare un percorso anche quando è consapevole che non sono molte le probabilità che venga seguito. Questo rende così interessanti le parole di Sergio Mattarella: segnano il confine tra chi ha un'alta visione della politica e chi la umilia facendone esclusivo strumento elettorale». Condivido ed invito anche i valdostani a diffidare sia di chi grida troppo ma anche di chi tace. Sullo sfondo intravvedo l'obbligo vaccinale, laddove necessario.