Non capisco l'ostilità che parte del sindacato, come il leader della Cgil Maurizio Landini, manifesta nei confronti di chi dev'essere sanzionato se non ottiene il green pass - e dunque non si vaccina - per adoperarlo laddove è stato previsto dal Governo Draghi. Questa confusione, fatta propria dalla Cgil anche sul piano locale nella scia della segreteria nazionale, ha fatto scrivere un passaggio assai interessante da Paolo Mieli sul "Corriere della Sera", che pubblico non abbisognando di ulteriori commenti, se non precisando che nel brano precedente si ricorda la simpatia di Landini per Giuseppe Conte ed i suoi molti silenzi quando l'ex premier imponeva misure a colpi di dpcm: «Adesso Landini ha cambiato registro e sostiene che i protocolli sono sufficienti a garantire la salute nelle aziende e che, perciò, il green pass non serve. Ma protocolli sono stati sottoscritti anche per bar, ristoranti, cinema, teatri, treni, aerei. Per non parlare delle scuole. Ambienti in cui da tempo si sanifica, come è stato concordato con il governo, così da offrire garanzie di sicurezza (per quel che è possibile). Anche lì, anche in quei "luoghi di lavoro" non andrebbe sanzionato chi è sprovvisto di certificato verde?». Poi così si esplicita la critica: «Viene da chiedersi da dove venga questa grande sensibilità a vantaggio di chi obietta alla certificazione vaccinale. E perché i leader sindacali non siano altrettanto sensibili nei confronti di coloro che, in possesso di green pass, dovrebbero esporsi a rischi vivendo la propria vita lavorativa a stretto contatto con persone che potrebbero contagiarli. Il segretario della Cgil infine motiva l'attuale irrigidimento anti green pass con tre considerazioni davvero curiose. La prima: "Nessuno può sostenere che gli uffici o le fabbriche costituiscano oggi potenziali focolai per la diffusione del virus". E infatti non lo sostiene nessuno. Proprio nessuno. La seconda: "Non deve passare il messaggio sbagliato che i vaccini e il green pass, pur fondamentali, siano sufficienti a sconfiggere il virus". A chi si rivolge Landini? Che ci risulti, non c'è persona che dica una cosa del genere. Constatiamo, semmai, che le vaccinazioni servono, in caso di contagio, a non finire nei reparti di terapia intensiva o al cimitero. E non è poco. Ma sono discorsi diversi. Il terzo appunto del segretario della Cgil è già stato un cavallo di battaglia dell'opposizione di destra: "Se il governo pensa che il vaccino debba essere obbligatorio, lo dica e approvi una legge. Abbiano il coraggio di farlo!". Non è questione di coraggio, caro Landini». Chissà dov'era Landini quando Giuseppe Conte e Roberto Speranza con decreti notturni e nessuna legge ci chiudevano in casa.