Agosto. Se dovessi dire la partenza di questo mese me l'ero figurata diversa, pensando a certi aspetti di liberazione sull'onda dello scorso anno di questi tempi. Pensavo, quando l'estate era ancora distante, che il virus si stesse piegando alla campagna vaccinale, che non ha purtroppo raggiunto ancora quei livelli che faranno gridare all'immunità di gregge e intanto raffreddassero il contagio. Anzi, se non si fossero cambiati i parametri certe zone mediterranee avrebbe già dovuto chiudere le spiagge, come noi fummo costretti a fare quest'inverno con gli impianti di risalita. Stesso trattamento, davvero? Ora agosto agisce come una sorta di cuscinetto e dipenderà da queste settimane il destino dei mesi a venire. Spero che si abbia il coraggio di dare segni di obbligatorietà alla campagna vaccinale con scorno per quei politici che magari si fanno pure vaccinare ma con tanti distinguo per non dispiacere agli anti-vaccinisti.
Finita l'emergenza, bisognerà fare i conti con chi, agendo in maniera ambigua, ha instillato l'idea che del vaccino si possa fare a meno senza pagare alcuno scotto nei confronti di chi ha seguito in modo ligio l'invito alla vaccinazione. Intanto agosto sarà un'ultima chance per il settore turistico, che per ora non brilla ed era già in bilico prima del "green pass", strumento che considero utile per differenziare chi si vaccina da chi diserta. Agosto è e resta il clou della stagione estiva e questa sua capacità attrattiva deriva dal turismo di massa ed è un'abitudine rimasta, malgrado non ci sia più un suo perché. Come se la calca ferragostana avesse un suo fascino. C'è stato un tempo in cui questo mese si chiamava per i romani "sextilis" (il sesto mese dell'anno nel calendario romano), poi il mese fu rinominato "augustus" dal Senato romano, nell'anno 8 a.C., in onore dell'imperatore Augusto, dal quale prende il nome anche il Ferragosto ("feriæ Augusti"). Sempre il Senato aggiunse un giorno alla durata, sottraendolo da febbraio, per renderlo uguale a luglio (dedicato a Cesare). Era ovvio che ci volesse una par condicio per due dei giganti politici di Roma. Giulio Cesare Ottaviano Augusto, che visse fra il 23 settembre 63 a.C. e il 19 agosto 14 d.C. e faccio notare che morì nel "suo" mese), c'entra anche con la storia valdostana, perché fu fondatore nel 25 a.C (pare il 23 dicembre per via di una simbolistica di recente trovata in connessione con la posizione del sole) della città di Aosta, derivazione da Augusta Præetoria, dove inviò come colonizzatori tremila suoi soldati, che poi si radicarono mischiandosi a chi già ci abitava, i famosi Salassi, sconfitti dalle mire egemoniche di Roma. Nel nome della Regione, Valle d'Aosta-Vallée d'Aoste, resta il segno di Augusto nell'Agosto che comincia.