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08 ago 2021

La collera

di Luciano Caveri

Inizio la disamina delle emozioni nella visione soggettiva che ho dichiarato. Comincerei dalla "collera", termine abbastanza in disuso, come le consorelle "sdegno" o peggio ancora "ira". A naso ormai si è svolgarizzato (scusate il neologismo) l'espressione "incazzato", forse di difficile traduzione ma che rende bene l'idea nel linguaggio popolare e attraversa altre parole come "irritazione", "fastidio", "ostilità" al limitare dell'"odio", di cui non tratterò. Non so se sono propenso a questo sentimento che ti accende come un cerino o ti fa ardere come un fuoco nel camino. Spesso sono stato rimproverato di avere scatti di nervi in determinate situazione. Direi, facendo autocoscienza, che è vero che mi inalbero in determinate situazioni e che non trattengo la reazione emotiva. Mi spengo poi in fretta e sono anche pronto a scusarmi, se il caso.

Mi sono convinto che sia meglio sbottare che trattenere con un effetto "pentola a pressione" che non mi sembra molto consigliabile per le nostre arterie. Se non si esagera, l'espressività nei sentimenti, anche con qualche punta eccessiva, è secondo me un segno di genuinità. Odio - questo sì! - chi cela i propri sentimenti, nascondendosi dietro l'alibi del self-control. Ha scritto Antonio Gramsci nel 1917: «Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime». Per cui meglio un po' di collera e riconoscerne l'uso. Con un pizzico di ironia con Emil Cioran: «Ho preso la decisione di non andare più in collera, di sopportare qualsiasi sopruso e di replicare soltanto alle ingiurie sottili. Vale a dire mai».