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08 ago 2021

Emozioni

di Luciano Caveri

Per qualche giorno mi occuperò di un filone in questo mio blog quotidiano, tranne fatti eccezionali in quello che dovrebbe essere un solitamente sonnolento culmine dell'estate. Il percorso è quello delle emozioni. Tema sul quale esistono fior di specialisti di diversi discipline che indagano l'animo e il cervello. Io ne scriverò in modo soggettivo e senza pretese. Con il tempo, costretto com'è ovvio a... frequentarmi, mi sono formato dei miei pensieri. In più mi è sempre piaciuto osservare ed anche commentare i comportamenti altrui ed ogni anno che passa il bagaglio cresce di peso e si formano delle convinzioni più o meno giuste. Parto - non appaia un paradosso - da una canzone. Siamo nel 1970 e esce, cantata da Lucio Battisti su testo di Mogol, "Emozioni". L'autore segue infatti un suo percorso interiore, che porta poi alla frase culmine, che è «Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi emozioni».

Ma facciamo due passi indietro. Il primo è dalla "Treccani": "Emozione: processo interiore suscitato da un evento-stimolo rilevante per gli interessi dell'individuo. La presenza di un'emozione si accompagna a esperienze soggettive (sentimenti), cambiamenti fisiologici (risposte periferiche regolate dal sistema nervoso autonomo, reazioni ormonali ed elettrocorticali), comportamenti "espressivi" (postura e movimenti del corpo, emissioni vocali)". Il secondo è dall'Etimologico: "vivo ed intenso turbamento. Prestito da altre lingue romanze: dal francese "émotion", derivazione di "émouvoir, latino volgare "exmovēre", latino classico "emovēre, smuovere, scuotere" (da cui anche "emotivo"), da "movēre, muovere" col prefisso "e(x)-", che dal significato concreto di "movimento, agitazione" ha acquisito l'attuale significato psicologico". Fisico e mentale o viceversa si incrociano nelle emozioni, che oggi con sveltezza riusciamo a comunicare attraverso gli emoji delle tastiere dei nostri telefonini. Mi ha acceso molti pensieri una spiegazione scientifica di Rita Levi Montalcini: «quello che molti ignorano è che il nostro cervello è fatto di due cervelli. Un cervello arcaico, limbico, localizzato nell'ippocampo, che non si è praticamente evoluto da tre milioni di anni a oggi, e non differisce molto tra l'homo sapiens e i mammiferi inferiori. Un cervello piccolo, ma che possiede una forza straordinaria. Controlla tutte quelle che sono le emozioni. Ha salvato l'australopiteco quando è sceso dagli alberi, permettendogli di fare fronte alla ferocia dell'ambiente e degli aggressori. L'altro cervello è quello cognitivo, molto più giovane. E' nato con il linguaggio e in 150mila anni ha vissuto uno sviluppo straordinario, specialmente grazie alla cultura». Mi accorgo di questa lieve differenza tra qualche cosa di istintivo e qualcosa di culturale, che ormai si incrociano nelle nostre teste e ne parlerò attraverso diversi sentimenti che si integrano e si contrastano dentro di noi. In fondo è pure un pensiero politico, cui per formazione non posso sfuggire, se è vero e lo è quanto diceva, ammonendo, George Orwell: «lo Stato totalitario fa di tutto per controllare i pensieri e le emozioni dei propri sudditi in modo persino più completo di come ne controlla le azioni». Anche le emozioni sono briciole di libertà.