Eccoci dunque alla seconda Pasqua in compagnia della pandemia. Prendiamola con filosofia, anche se ormai molti scricchiolii si avvertono rispetto alla speranza di uscirne presto. La scarsità di vaccini rallenta la campagna vaccinale ed i virologi ci terrorizzano, parlando del Natale «finalmente liberi». Ma siamo diventati tutti sospettosi e, sperando nell’estate che con il caldo deprima il virus, già ci figuriamo un autunno di nuovo difficile. Altro che ottimismo! Il modello delle chiusure drastiche non si capisce bene che alternativa abbia. Il "caso svedese", dove sono stati molto aperti, prima sembrava essere stata una tragedia, oggi di nuovo viene spacciato per un modello. La Gran Bretagna, dove la privatizzazione della Sanità era un classico esempio da convegno del ridimensionamento con danni del Welfare, ha vaccinato quasi tutti. Israele, dove convivono modi di pensare molto diversi, ha visto un'unità di intenti invidiabile. Intanto ci guardiamo tutti attorno, guardando brutte cose. Non estremizzo con la storia dei suicidi e delle depressioni, non segnalo il crac di commerci ed aziende, non segnalo lo spleen degli studenti quando costretti ad un eccesso di didattica a distanza e neppure lo stress anche per chi fa politica e non riesca a pianificare, essendoci il virus capriccioso che detta i tempi e le modalità. Eppure questo puzzle, con mille pezzettini di vita vissuta, riflette uno stato d'animo generale di cui tenere conto. Che dire? Buona Pasqua a tutti voi che seguite queste pagine!