Un nervosismo serpeggia in tutti coloro che conosco e noto una perdita progressiva di speranza. Brutta storia, davvero. Lo scrivo con disagio, perché personalmente mantengo ancora una speranza. Ma a due condizioni imprescindibili. La prima è la storia dei vaccini. Ci vuole la disponibilità materiale e questo significa mettere in riga le società produttrici, i cui rinvii nella produzione e distribuzione sono inaccettabili. A questo si collega la necessità di dare un senso alla obbligatorietà dell'azione "vaccinazione" in settori cardine. Non si può pensare, ad esempio, che ci siano medici ed infermieri che rifiutano la vaccinazione. La seconda questione sono i soldi, quelli per i ristori e quelli per il "Recovery Fund". L'atteggiamento del Governissimo Draghi per ora non funziona. Intendiamoci: peggio di Conte, sia nell'1 che nel 2, è irraggiungibile. Però l'impressione per ora è che permangano ritardi e non si capisca che la distribuzione del denaro deve avvenire su base territoriale e conoscendo le situazioni specifiche e nel nostro caso ciò vale per le Alpi. Sarebbe una follia che i fondi del "Recovery" avessero una gestione da Roma e non è affatto vero che lo Stato sia una macchina sempre più efficiente delle Regioni. Bisogna seguire gli eventi e capire se a questi sacrifici quotidiani ed al degrado della situazione economica si sommerà la follia di una Repubblica che pensa di essere solo lo Stato.