L'instabilità politica in questa fase storica ad Aosta come a Roma "nuoce gravemente alla salute", come si legge sui pacchetti di sigarette. "Nuoce alla democrazia" che diventa un litigio infinito è una lotta continua, svalutandone il senso. Cresce così la considerazione di chi cerca scorciatoie, tipo "l'uomo (o la donna) forte”" che da solo raddrizzi le cose e metta ordine nel rischio pollaio. In Valle d'Aosta la sinistra ha imboccato la strada dell'elezione diretta del presidente della Regione e chissà che a destra le sirene, anche per tradizioni di quell'area, non piacciano. Poi naturalmente si predica anche il proporzionale e non si capisce bene come le cose si tengano. Molto più modestamente basterebbe abbassare la soglia del già vigente ma irraggiungibile premio di maggioranza per avere i numeri senza troppe acrobazie e stare dietro al malumore dei consiglieri che non si sentono abbastanza valorizzati e fanno la fronda. Intanto basterebbe che contasse più la soluzione dei problemi gravissimi che l'affermazione dei propri ideologismi intoccabili come fossero scritti sulla roccia. Anche in altre fasi della storia valdostana le divisioni hanno nuociuto ed in altre, malgrado liti e divisioni come nel dopoguerra, su certi argomenti cardine si remava dalla stessa parte. Si può chiamare "senso di responsabilità", ma so che è più facile accentuare le ragioni di dissenso che i punti in comune, quando i "social" attizzano gli animi ed i "like" dei supporter scaldano i cuori, pur divisivi e non adatti a cercare soluzioni.