E' molto difficile avventurarsi nel significato della Pasqua. Ogni religione, cristianesimo compreso, è fatta da costruzioni profonde e non è facile dipanare la matassa derivante da millenni in cui si sono indagati gli angoli più reconditi del significato della nostra vita terrena e di quella ultraterrena. Penso ogni tanto alla Bibbia e quelle Sacre Scritture ed alla necessità di scavarle e capirle, sapendo che arrivano da un periodo storico distantissimo da noi e da un luogo geografico e culturale assai differente. Eppure ci si ritrova, pur nella difficoltà di riuscire a comprenderne certi significati (le traduzioni dell'Antico e Nuovo Testamento non sono mai state banali) e lo constatiamo con facilità ascoltandone la lettura in chiesa, di fronte alla realtà di una costanza dei modi di essere, dei comportamenti e delle emozioni della nostra umanità che non mutano nella loro sostanza nel tempo.
La ferocia della crocifissione di Gesù e la sua morte sono il momento più tragico e doloroso di quel Venerdì Santo fatto di dolore e di cupezza, quando tutto appare con l'epilogo della Via Crucis come ormai tragicamente perduto. Poi arriva la Pasqua simbolo per eccellenza del rinnovamento, della rinascita: in questa giornata si festeggia la vita che sconfigge la morte, la luce che vince il buio. In verità, come ricorda in sintesi "etimoitaliano", anche la parola "Pasqua" incrocia diverse strade così riassunte: "L'etimologia della parola "Pasqua" è da ricondursi all'ebraico "pesach, passaggio". Nell'ebraismo la "Pasqua" indicava sia il passaggio dell'Angelo della morte che avrebbe risparmiato i primogeniti del popolo eletto qualora avesse trovato sugli stipiti degli usci il sangue degli agnelli pasquali immolati secondo prescrizione divina, sia il passaggio dalla schiavitù alla libertà degli Ebrei con l'attraversamento del Mar Rosso. Nel Cristianesimo, la "Pasqua" indica il passaggio definitivo dalla morte alla vita di Gesù Cristo che avviene con la resurrezione ma anche, il passaggio, la trasformazione delle specie eucaristiche, pane e vino nel corpo e nel sangue del Signore". Inutile dire quanto faccia venire le vertigini pensare ad come in una parola si racchiuda tanta complessità e l'evidente affermarsi di aspetti simbolici che nelle celebrazioni di queste ore si affermano e sfuggono anche al più attrezzato dei fedeli. Ma conta, alla fine, questa storia della speranza che si concreta e del punto a capo dopo la disperazione. Ha detto in una sua omelia il Cardinale Carlo Maria Martini: «La risurrezione del Crocifisso ha infatti un significato ed una forza che valgono per tutta l'umanità e per il cosmo intero; è come un seme gettato nell'oscurità della terra, che misteriosamente cresce e dà frutto. Con il Risorto è iniziata una grande battaglia storica tra la vita e la morte, tra speranza e disperazione, tra rassegnazione al peggio e lotta per il meglio, una battaglia che non avrà tregua fino alla sconfitta definitiva di tutte le potenze dell'odio e della distruzione». Chi crede si riconosce, ma anche chi non crede non può restare indifferente per riportare questi messaggi alla loro dimensione umana, come indicazione di vita, facendo sì che la Pasqua si stagli ancor di più in questo periodo cupo e tristissimo, in cui teniamo per la vita nostra e dei nostri cari e assistiamo alla tribolazione di troppi che, per mano delle conseguenze della pandemia, stentano vedere un domani. Allora questo messaggio antico, scevro da ogni retorica, emerge nella sua purezza e ci dice che dalle difficoltà si può uscire e diventa momento di riflessione ed anche di cambiamento. Intanto, Buona Pasqua!