Nelle scorse ore ho vissuto con sconcerto e arrabbiatura il copione che da tempo caratterizza i rapporti con Roma. Le decisioni vengono assunte e comunicate con grave ritardo ed ovviamente con scarsa concertazione. Situazione peggiorata - lo ricordo ancora una volta - dalla sentenza con cui la Consulta, annullando la legge regionale valdostana "anti-covid", ha dato allo Stato pieni ed in sostanza esclusivi poteri sulla pandemia, con un'umiliazione per il regionalismo intero. Sino alla sera di venerdì 19, occupandomi di Scuola, ho aspettato che ci dicessero quale fosse la colorazione della Valle d'Aosta. Tema per nulla banale, visto che eravamo ormai da molto tempo con tutte le scuole in presenza e l'eventuale passaggio a "zona rossa" avrebbe chiuso tutto, cominciando dalle materne e costringendo tutti gli altri alla didattica a distanza.
Per cui, partendo dalla quarantina di dirigenti scolastici da me incontrati via "Zoom" la mattina sino a tutti gli insegnanti, gli allievi e le loro famiglie, aspettavamo il da farsi, ed il "fattore tempo", un venerdì per il lunedì, ovviamente era cruciale. Per cui una comunicazione rapida era necessaria e pure logica. Siamo infine rimasti "arancioni" dopo una giornata di snervante attesa, che è maleducazione e mancanza di collaborazione, per usare parole gentili. Leggo poi l'indomani la lettera che Agostino Miozzo, fino a pochi giorni fa membro del "Cts - Comitato tecnico scientifico", ha inviato al ministro della Salute, Roberto Speranza, colui che si è distinto da sempre per questa scelta di comunicazione appena descritta, sfuggendogli forse i meccanismi applicativi di certe decisioni. Ogni volta che lo critico vengo insultato da qualche esponente locale della sinistra per chissà quale meccanismo difensivo davvero incomprensibile. Esiste un'allergia al diritto di critica e una logica di reazione da rottweiler. Scrive Miozzo: «Alla domanda se ho un rammarico per qualcosa che avrei potuto fare meglio rispondo con certezza: la scuola. Sulla scuola sono purtroppo convinto che avremmo potuto e dovuto fare di più benché quel "fare di più" non fosse esattamente nel nostro mandato e nelle nostre possibilità di incidere affinché gli enormi e per certi aspetti insormontabili problemi dell'universo scolastico trovassero rapida risposta o soluzione. Il "Cts" ha messo la scuola al centro delle priorità del nostro lavoro, abbiamo sempre dato ad essa ed alle sue innumerevoli istanze, la più grande attenzione pur con la frustrazione di sapere che il sistema non rispondeva come avremmo desiderato, come sarebbe stato necessario. E' bene evidente che la scuola sconti, più di tutti, il disastro di decenni di abbandono politico, culturale ed economico e nessun "Cts" avrebbe potuto sanare questa voragine di problemi. Purtroppo oggi siamo tra gli ultimi in Europa nella spietata graduatoria dei giorni in presenza scolastica; e in Europa quasi ovunque le scuole sono aperte nonostante le restrizioni». Questo è il punto, al di là del resto. Gli screening nella scuola valdostana hanno dimostrato rarissimi casi di contagio ed abbiamo avviato per primi in Italia la vaccinazione degli insegnanti. Le misure di sicurezza funzionano e la gran parte delle scuole sono relativamente piccole se comparate alla media nazionale. Eppure quando, temo purtroppo a breve, diventeremo "zona rossa" le scuole chiuderanno e non esisterà appello contro questa scelta meccanicistica e mai discussa con le Autorità locali. Confesso la mia frustrazione ed il mio dispiacere per una pagina già scritta per le prossime settimane senza poter trattare in alcun modo un'eccezione se non totale almeno parziale. Ma i decisori decidono in modo cieco e le Regioni possono solo peggiorare le misure e non trovare soluzioni intelligenti, pur nel rispetto di tutte le precauzioni necessarie. E' questa, purtroppo, una democrazia sospesa.