La Catalogna, dimenticata da Stati preoccupati che l'autodeterminazione diventi un virus in Europa, continua a soffrire e vengono calpestati i Trattati europei, che pure parlano di Minoranze nazionali, federalismo e sussidiarietà. Trovo ancora persone impensabili che dicono: i catalani hanno fatto un referendum farlocco e si sono "ribellati" alla Spagna e dunque meritano la galera. Una volta discutevo, ora mi arrendo ed inorridisco, pensando ad un solo fatto: la via pacifica verso maggior libertà intrapresa dalla Catalogna, lasciata sola fra silenzi e condanne. Raphael Tsavkko Garcia è un giornalista brasiliano con sede in Belgio (fra i pochi Paesi a seguire le vicende catalane), che ha scritto sulla "questione catalana". Ricorda anzitutto una vicenda apparentemente minore, di cui non ho mai parlato: «A febbraio la Spagna ha arrestato il rapper Pablo Hasél per aver esercitato il suo diritto alla libertà di espressione, e la Russia ha umiliato l'Unione Europea, di cui la Spagna è membro, sottolineando la detenzione di prigionieri politici catalani nel paese».
Segue un breve memento per chi abbia seguito le cose: «La Catalogna, una regione Autonoma nel nord-est della Spagna, è stata scossa da violente repressioni dei manifestanti a seguito di un referendum sull'indipendenza nell'ottobre 2017. Almeno ottocento persone, molte di loro anziane, sono state picchiate dagli agenti di polizia spagnoli mentre cercavano di votare pacificamente. Le immagini si trovano on line, provocando indignazione e rimproveri da parte di diverse organizzazioni per I diritti umani, nonostante il silenzio delle istituzioni europee. Da allora, nove politici spagnoli sono stati accusati di sedizione e sono stati condannati e imprigionati. Altri sono stati costretti all'esilio, come l'ex-presidente catalano Carles Puidgemont». Ma torniamo a questa questione della Russia: «Contro tutte le raccomandazioni, il capo della politica estera europea, Josep Borrell, ha visitato la Russia per discutere del maltrattamento del paese nei confronti dei partiti di opposizione. Alcuni membri dell'UE, in particolare la Polonia e i Paesi baltici, non hanno condiviso il tentativo di Borrell di avviare un dialogo costruttivo con la Russia. E il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha accusato l'UE di non avere alcuna autorità morale per criticare il carcere del leader dell'opposizione Alexey Navalni, mentre ci sono prigionieri politici all'interno dei suoi confini. La Russia ha espulso tre diplomatici europei durante la visita di Borrell, inviando il chiaro messaggio che non avrebbe accettato alcuna critica. Dopo questa disastrosa visita, più di settanta eurodeputati hanno firmato una lettera in cui chiedevano le dimissioni di Borrell, accusandolo di aver causato gravi danni alla reputazione dell'Unione europea. Il persistente abuso da parte della Spagna contro gli attivisti catalani non è compatibile con la salvaguardia della democrazia dell'Unione. La politica estera europea ha strumenti limitati e dipende, in gran parte, del consenso dei suoi membri e dell'esportazione di valori democratici. Uno dei suoi stati membri, tuttavia, non aderisce ai principi democratici predicati dall'Unione. La Spagna è stata condannata dal relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura e ha dei problemi riguardanti le minoranze, la libertà di espressione e il trattamento degli attivisti per i diritti umani. Diverse "ong" come "Amnesty International" e l'Organizzazione mondiale contro la tortura hanno criticato la Spagna. Borrell, che è catalano, ha sempre difeso però gli interessi spagnoli. E non era preparato a rispondere alle provocazioni di Lavrov. Borrell avrebbe potuto fare ben poco, dato il silenzio dell'Unione europea di fronte alla repressione contro i catalani da parte della Spagna, una macchia che sfruttano alcuni paesi come la Russia». Come riporta il sito "fronteampio" con un articolo di Natale Salvo se la gode anche la Cina: «"Una storia di due standard occidentali" è il titolo di un editoriale, a firma di Alex Lo, apparso la settimana scorsa sul "South China Morning Post", un quotidiano di Hong Kong in lingua inglese. A me sembra che Lo abbia perfettamente evidenziato il modo di fare politica, e giornalismo, in occidente. La Spagna persegue i secessionisti della Catalogna: l'Europa in silenzio. "Il Parlamento europeo ha appena votato per togliere l'immunità parlamentare a tre dei suoi membri, tutti della Catalogna", riferisce l'editorialista». Lo stesso che così più avanti, così spiega l'articolo, così semplifica: «Semplicemente che "la Spagna non è la Cina e la Catalogna non è Hong Kong. I politici occidentali, da Washington e Londra a Bruxelles e Canberra, sono saltati sul carro per colpire la Cina per aver fatto a Hong Kong quello che la Spagna sta facendo in Catalogna". "La loro ipocrisia isterica è semplicemente mozzafiato", chiosa». In questo modo, circostanza chiarissima, due regimi liberticidi hanno il compito facile di segnalare l'ipocrisia europea, che fa giustamente la morale agli altri e non si interroga sulle proprie colpe.