Quando è arrivato l'elenco dei ministri, oggi trasformato in articoletti con foto tipo album "Panini" dei calciatori, credo che siamo in tanti ad aver commentato di uno o di un altro la delusione della scelta. D'altra parte Mario Draghi non è "Mandrake" e nel mettere assieme la squadra ha dovuto fare il fuoco con la legna che aveva. E per "legna" si intende anzitutto i voti necessari per governare, che è quanto necessita oggi essendo già attaccati ad una pianta per evitare di schiantarsi in un burrone. Draghi, solidamente europeista, mi auguro che abbia anche la consapevolezza che per governare deve avere un occhio di riguardo verso la democrazia locale, che è lo scheletro che fa stare in piedi la Repubblica. Va bene avere una visione delle cose sulla scala continentale che ha vissuto negli ultimi anni, ma deve evitare un centralismo romano che nella pandemia ha raggiunto vette inaudite, mortificando Regioni e territori in prima linea contro il virus e le sue tremende conseguenze economiche e sociali che si trascurano nel futuro, anche quando i vaccini sconfiggeranno il "covid-19".
L'uscita di scena del ministro Francesco Boccia, che si occupava delle Autonomie, è una splendida notizia e sarebbe stato utile far sparire anche quella mezza figura del ministro della Sanità, Roberto Speranza. Ma Boccia sarà sostituito da Mariastella Gelmini, che fa sorridere solo evocarla e spero che i rapporti istituzionali con le Regioni siano saldamente nelle mani di Draghi. La Valle d'Aosta ha molti temi decisivi sul tavolo e non si può più attendere. Sarebbe bene che in questa fase - lo ripeto per la millesima volta - le forze autonomiste, che già collaborano con quattordici consiglieri regionali nel Governo Lavevaz, costruiscano il necessario fronte comune per mettere in sicurezza la nostra Autonomia, pensando al futuro e non alle prossime elezioni. Un colpo d'ala richiesto dalle difficili circostanze.