C'è un tema centrale in quest'ultimo giorno dell'anno: in un mondo normale tutti si vaccinerebbero, tranne coloro che che non lo possano fare per reali motivazioni mediche. Ma non sarà così. Basta dare un'occhiata sui "social" per vedere come esista una chiassosa e compatta minoranza (perché è minoranza) che occupa spazi enormi e vigili sugli altri nel nome della propria fede. Basta scrivere qualcosa e scatta la reazione più o meno vivace e talvolta violenta contro chi legittimamente ricorda la storia - pietra miliare per la scienza - dei vaccini e l'eradicazione conseguente di malattie terribili. Così potrebbe essere per il "covid-19" ed invece la strada si farà tortuosa e più lunga e molto inchiostro verrà adoperato sul grande spauracchio dei "novax": l'obbligo vaccinale. Sul punto mai ho sentito grida così forti in vita mia nel nome della libertà, che si evoca ormai come panacea per coprire tutto e il suo contrario.
I "novax" votano e questo spaventa molti politici, che tentennano per non spiacere e dunque si resta per ora nel limbo, né carne né pesce, e questa ignavia paralizzerà ogni situazione e il Coronavirus ed i suoi fratelli ringraziano sin da ora i loro difensori. E lo faranno in particolare per tutti coloro non vaccinati che vivranno in settori cardine come la Sanità, la Scuola, i Trasporti e i molti altri servizi pubblici essenziali e saranno perfetti untori ed attori protagonisti del mancato raggiungimento della famosa immunità di gregge. Capisco a questo punto che mi sono già meritato sul campo - da chi è anti-vaccinista - titoli che possono andare dal disinformato (non conosco i reconditi lati oscuri dei vaccini) al prezzolato (dalle case farmaceutiche e dai "poteri forti") e ci può essere anche di peggio. Si tranquillizzino: so già che l'obbligo vaccinale non passerà e posso dispiacermene, ma capisco che sarà così perché non ci sarà il coraggio per farlo. Per cui alla fine potrà emergere una posizione come quella di recente descritta da Sebastiano Maffettone, professore ordinario di Filosofia politica alla "Luiss Guido Carli" su "Huffpost": «Ci sono molti che non vogliono fare il vaccino. E non si tratta solo di ignoranti e folkloristici "novax". Spesso anche persone colte e benpensanti temono gli effetti a lungo termine del vaccino. Tra costoro ci sono soprattutto i meno fragili, che contano di sopravvivere all'infezione e preferiscono la certezza di un "covid-19" blando alle incertezze legate al futuro del vaccino. Personalmente, sono convinto che queste paure diffuse siano eccessive e sono fiducioso - anche alla luce di quanto sappiamo dalla divulgazione scientifica - che il vaccino sia una fonte di speranza ragionevolmente attendibile. Ma, bisogna riconoscerlo, i timori di coloro che dubitano sulla sicurezza del vaccino non sono frutto di stravaganza. Sono in sostanza legittimi». Su questo, leggendo un mare di "fake news", si potrebbe eccepire, ma conta il cuore del ragionamento presente nell'articolo: «Quello che invece appare meno legittimo è il volere sacrificare il benessere degli altri, a cominciare dai più fragili, in nome della tutela della propria salute. Sappiamo infatti che per raggiungere la famosa immunità di gregge, e comunque per ottenere risultati in grado di arrestare progressivamente la pandemia, abbiamo bisogno di vaccinare un'alta percentuale di popolazione. Per cui, chi non si vaccina non corre soltanto un rischio personale ma mette in pericolo la comunità nel suo complesso. Da qui il dilemma: fino a che punto si può decidere per conto proprio, non vaccinandosi, quando questo comportamento può compromettere la salute di un'intera popolazione? Ci sono ovviamente due soluzioni semplici al dilemma che tuttavia possono essere sbagliate per ragioni diverse». Seguono i due corni del problema: «La prima soluzione è quella dello "anything goes", e ognuno scelga secondo coscienza. Come si è accennato, però, questa soluzione confligge con l'interesse generale. La seconda soluzione è quella dell'obbligo vaccinale: "Ti piaccia o non ti piaccia vi sarai sottoposto in nome del bene comune". Soluzione questa, diciamolo sinceramente, più adatta a paesi come Cina e Russia che a chi è cresciuto nell'ambito di una cultura liberal-democratica come noi». Infine la proposta: «Nasce da queste difficoltà l'idea di una terza soluzione, diciamolo pure di compromesso. Secondo questa terza via, si potrebbe scegliere di non vaccinarsi, ma si dovrebbe pagare un prezzo per avere questa libertà (d'altronde, nella storia tanti sono morti per difendere le proprie idee e noi non chiediamo tanto). Si può, in questa prospettiva, immaginare un sistema di incentivi negativi per chi rifiuta il vaccino, come aspettativa forzosa sul lavoro, quarantena se a contatto col pubblico, impossibilità a viaggiare con mezzi pubblici eccetera. Il tutto, va messo, non senza riconoscere che sarebbe assai complesso realizzare un sistema di disincentivi siffatto». Credo che alla fine potrebbe essere questa la soluzione e penso che si dovrebbe lavorare su questo elenco di "disincentivi": chi vuole vantare un diritto borderline sappia che a questo dovranno corrispondere dei doveri. Punto e basta.