Ho passato anni a fare esercizio sulla tecnica legislativa nella Commissione Affari Costituzionali della Camera, periodo irripetibile che mi ha fatto passare da giovanotto ad adulto, sempre all'ascolto di persone di tutti gli schieramenti da cui avevo molto da imparare. La validità di un apprendistato così è semplice: per il vaglio di costituzionalità quella Commissione è un imbuto dove tutto passa e dunque è stata una palestra utilissima durata parecchi anni in cui imparare dagli altri ed anche a dire la mia, diventando un veterano. Per questo ho fatto pratica su come scrivere una norma, in cui non mettere solo tecnica ma anche il lessico giusto che magari scalda un pochino il "giuridichese". La logica principale è evitare che successive circolari debbano chiarire che cosa si volesse dire e spesso la fumosità delle norme era un'astuzia per dar fiato ad interpretazioni che servivano a beneficio degli "amici degli amici".
Per questo, con una certa consapevolezza, ho seguito con orrore il declinarsi nei mesi dei vari "Dpcm" scritti nel peggior burocratese. Una lingua arcaica ed ambigua, già punitiva per il fatto stesso di essere esoterica o più prosaicamente sgrammaticata. In piena linea con certi esponenti del Governo che esibiscono la loro ignoranza come una medaglia contro quelli della "casta" che non erano tutti galantuomini (ma la maggior parte lo era!) sapevano leggere e scrivere. Molti che oggi si lamentano anche in Valle d'Aosta su questa picchiata nell'Italia pasticciona, sono gli stessi che nelle ultime elezioni politiche hanno votato una "grillina" (tranquilli irascibili esponenti di "Adu", estrema sinistra valdostana, direi lo stesso se il suo sesso - pardon, genere - fosse maschile), che alla Camera ha dimostrato carenze ed anche un certo snobismo sul fatto di essere deputata della Valle d'Aosta (articolo 47 dello Statuto di Autonomia, per dire). Già, ogni lavoro prevede conoscenze, studi e anche praticantato e nel caso valdostano una solida capacità di interpretare il collegio uninominale dove si è eletti. Intanto nascono mostri normativi: per approssimazione giuridica e una politica sciatta, come dimostrato dal premier Giuseppe Conte nelle sue apparizioni televisive. Quando guardo - che sia simpatico o no conta poco - il presidente francese, Emmanuel Macron, si nota un'imbarazzante differenza. Non a caso nella mia esperienza europea ho appreso come la chiarezza e la semplicità e non la retorica e la prosopopea devono sparire dalla legislazione e ogni bizantinismo ed orpello barocco deve essere evitato. Un cittadino qualunque deve capire senza dover ricorrere a un avvocato, al sindacato, al commercialista o al parente "studiato". Per i "Dpcm" per interpretare certi passaggi un chiromante o un aruspice, che sappia farsi largo fra circonlocuzioni, virgole, giri di parole e "di norma". Che tristezza questa democrazia levantina che ama più la forma che la sostanza, che spesso per la vergogna dei contenuti, annunciati con presunzione e arroganza.