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16 set 2020

4) Diario di un candidato

di Luciano Caveri

Si avanza nel giorno per giorno e il clima resta, malgrado certi trionfalismi che leggo in giro, piuttosto strano, come di attesa. L'indifferenza colpisce e si capisce quanto sia il frutto di un progressivo logoramento. Chi in questi anni ha visto un'Autonomia letargica e lenta, avvolta in bizantinismi e inefficienze, tende ormai ad allontanarsi ed a dimostrare sfiducia complessiva. Bisogna con umiltà tenerne conto e saper ascoltare. Ma esistono anche rituali che si perpetrano nel tempo e restano e farò un esempio su tutti. Mai mischiare il sacro e il profano e vale come rafforzativo anche il celebre detto lo «scherza con i fanti e lascia stare i santi». Eppure oggi le tipografie valdostane stampano santini e non sono volti e motti di Sant'Anselmo, San Bernardo o Sant'Orso i protagonisti, ma lo è l'esercito dei candidati alle Comunali e Regionali.

Per "santini" si intende quel cartoncino che riporta il simbolo della lista ed il cognome (talvolta anche il nome, viste certe omonimie, specie nei paesi) o il numero di lista di ciascuno. Ricordo come per le Regionali questo santino, per la prima volta, riflettendo la nuova scheda, frutto della legge elettorale novellata, preveda una sola preferenza, creando sin da subito nelle liste - usando un'espressione di Thomas Hobbes - una situazione di "Bellum omnium contra omnes", che letteralmente significa "La guerra di tutti contro tutti". Così è e se ne lamentano tutti, compresi molti di coloro che hanno votato questa oggettiva limitazione della libertà di scelta. Oggi, con franchezza, la pletora di noi candidati, rischia - ma finirà a mezzanotte del 18 settembre! - di adoperare questo strumento del santino cartaceo e del suo parente da "social" in maniera così diffusa da dimostrasi invasiva. Per altro questo medesimo santino ha ormai una sua versione digitale e ne ricevo anch'io molti e da ogni schieramento. Trovo che il santino resti, tuttavia un oggetto inanimato e inutile, se lo si consegna senza creare un rapporto con la persona cui lo si consegna. Il rapporto umano resta fondamentale ed insostituibile e mai potrà essere sostituito neppure dalle tecnologie digitali più sofisticato. La propaganda elettorale è una strana bestiolina: tutti cercano di azzeccare modalità e contenuti e le liste provano a coordinare i singoli candidati, ma poi la smania di apparire e certo uso artigianale dei "social" crea un clima di simpatica anarchia. Spuntano così prodotti "fai da te" o frutto del lavoro di amici "esperti" che ottengono talvolta l'effetto contrario rispetto a quanto desiderato. Siamo sempre su di un terreno accidentato di questi tempi ed anche azzeccare i temi più sentiti dall'opinione pubblica non è così facile e tutto è reso più difficile dalla confusione generale. Sarebbe ingeneroso pensare che questa cifra sia solo valdostana: sotto il cielo valdostano ce n'è molta, ma a Roma non va meglio e l'Europa zoppica vistosamente. Non serve a nulla dirsi che le cose prima andavano meglio ed evocare epoche d'oro, perché quel che conta è quel che si farà da qui in avanti, certo sulla base della conoscenza del passato, che mai ritorna e dunque è l'avvenire quello da affrontare. La progettualità e le idee sono necessarie per evitare salti nel vuoto o tempo perso. Diceva bene Seneca: «Non c'è vento favorevole per chi non sa in che porto vuole andare».

Diario di un candidato

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