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02 ago 2020

Ma il Governo Conte sugli sbarchi?

di Luciano Caveri

La storia dei migranti che sognano l'Occidente non è nuova. Ma da alcuni anni, specie via mare, si registrano flussi con punte fortissime, tali da allarmare una buona parte di opinione pubblica. A nascondere questa preoccupazione si falsa la realtà in un afflato di retorica, espressa in particolare da chi aprirebbe a tutti senza regole. Ci pensavo rispetto al "caso Salvini", che finirà a processo dopo che il Senato ha concesso l'autorizzazione a procedere per il blocco di una nave di disperati in arrivo dall'Africa. Per il leader leghista una ventata di popolarità in un momento di crisi, perché dubito che sarà facile dimostrare reati. Ma questo spetta ai giudici e non a me. Quel che stupisce è che il premier Conte non abbia avuto, secondo l'accusa, nessun ruolo, come se fosse stato un fantasma a Palazzo Chigi, quando la Lega governava con lui scelto dai "grillini". Noto però che nella sostanza questa storia degli sbarchi è in piena ripresa e l'Europa tace.

Scrive su "HuffPost" Gianni del Vecchio: «Sulla bomba sociale della ripresa degli sbarchi dei migranti, quest'anno ancora potenzialmente più deflagrante visto che contiene anche la nitroglicerina del "covid", il premier Conte finora ha avuto gioco facile. Facile perché il dibattito negli ultimi giorni si è inevitabilmente spostato su Matteo Salvini e le sue malefatte quando era ministro dell'Interno. Tutti a ricordare i proclami per i porti chiusi, il sequestro delle navi militari italiane e delle "ong", le estenuanti trattative con gli altri Paesi europei per i ricollocamenti, i negoziati per far scendere dalle imbarcazioni almeno donne e bambini, la propaganda patriottica della chiusura delle frontiere del mare. Effettivamente una specie di galleria degli orrori. Insomma, è andato in scena un amarcord collettivo dell'estate del 2018, correlato a un profondo sospiro di sollievo per il "come eravamo cattivi e meno male che non lo siamo più". Perché lui, Salvini, al Viminale non c'è più da un anno a questa parte. E nel frattempo deve affrontare due processi per sequestro di persone, mica roba da ridere. Salvini non c'è più, certo. Però il problema non è scomparso, è sempre lì, come ci dimostra la cronaca. L'ex prefetto e ora ministro dell'Interno Lamorgese si trova a dover risolvere una situazione che si fa sempre più incandescente: ogni giorno arrivano una miriade di scafi e barchini dalla Tunisia, gli "hotspot" si riempiono sempre di più, soprattutto a Lampedusa, i migranti devono essere messi in quarantena e trasferiti in altri centri, i sindaci di questi centri sono sul piede di guerra, i cittadini a loro volta sono impauriti per una nuova ondata di "covid" d'importazione. Al Viminale stanno facendo il possibile, ricordano che "il contesto è senza precedenti" e che "la gestione dei flussi è ancora più difficile per l'emergenza sanitaria". Poco da aggiungere in effetti». Ma, dice bene l'articolo, c'è anche altro: «Quello che invece stupisce è il silenzio, anche questo senza precedenti, che arriva da Palazzo Chigi. In questa settimana caldissima di sbarchi e fughe di massa dai centri d'accoglienza, Giuseppe Conte si è limitato a una laconica e lapalissiana dichiarazione: "la situazione è complessa". Ce n'eravamo accorti. Bisognerebbe ora trovare una soluzione, anche "straordinaria", come i dem Zingaretti e Orlando vanno ripetendo da giorni. Anche perché stavolta Conte non ha nessun uomo nero dietro cui nascondersi. Lamorgese non è Salvini. E anche questo è lapalissiano». Ma quel spicca è una mancanza di idee e proposte.