Nell'ultimo romanzo di Gianrico Carofiglio, scrittore mai banale nei suoi romanzi, c'è un passaggio che mi ha fatto pensare: "Il tempo è molto più esteso per i giovani perché sperimentano in continuazione cose nuove. La loro vita è piena di prime volte, di improvvise consapevolezze. Il tempo scorre veloce quando si invecchia perché, di regola, si ripete sempre uguale". Lo trovo giustissimo e devo dire che mi ci attengo. Ho una parente acquisita che si occupa di ospizi (uso la parola politicamente scorretta, ma almeno si sa di che cosa si parla), che racconta di come chi, anche in queste strutture - fatto salvo le malattie, che sono altra cosa - quando smette di usare il cervello e di appassionarsi a qualcosa e finisce per appassire di giorno in giorno. Ma se questo è il viatico per dare un senso alla propria vita, vale a dire il pericolo terribile della ripetitività che spegne la coscienza, quel che davvero è insopportabile nell'invecchiare è la perdita dei propri cari e dei propri amici e conoscenti. Come su di una scacchiera sono tanti a sparire e ad impoverire la nostra vita.
Purtroppo alcuni sono andati via da tanto tempo ed ogni tanto tornano ad affiorare alla memoria per un luogo, una frase, una fotografia, mentre altri, giorno dopo giorno, ci lasciano e più il tempo passa e questo avviene per una elementare legge di Natura. Ricordo la cupa disperazione di mio papà in età molto avanzata quando osservava che nessuno dei suoi fratelli e delle sue sorelle c'era più e così i suoi amici. Un mondo nel quale si perdono punti di riferimento e affetti. Ci pensavo ieri, sapendo della scomparsa di una persona, Nello Charbonnier, con la quale non è che ci si frequentasse chissà quanto. Ma lo conoscevo da tantissimi anni e talvolta ci si incontrava, familiarizzando con piacere, come capita con coloro che si stimano e sanno ridere delle cose del mondo. Nello, grandi baffi e sorriso contagioso, lo avevo conosciuto agli esordi della mia carriera giornalistica. La sua era una storia interessante: un dipendente pubblico che sceglie il rischio di diventare imprenditore, quando scopre la passione per le mongolfiere. Il caso volle che anni dopo, essendo io presidente del Consorzio turistico del Monte Rosa, divenni proprietario di una mongolfiera con sopra "Kikesly", la mascotte del comprensorio sciistico. Per cui dovetti, firmando delle assicurazioni, capirne di più e Nello fu perfetto ambasciatore di questa forma antica ed affascinante del volo umano. Era Johann Wolfgang von Goethe che comparava questo volo alla poesia: «La vera poesia si annuncia attraverso il fatto che, come un vangelo universale, grazie alla serenità interiore e alla grazia esteriore sa liberarci dai pesi terreni che ci opprimono. Come un pallone aerostatico, ci solleva in regioni più alte con la zavorra che è appesa a noi, e ci permette di scorgere in prospettiva da uccello i tortuosi, confusi sentieri della Terra dispiegati davanti a noi». Nello lo invitavo spesso in radio, che è vero che non è fatta da immagini ma di voci. Ma si tratta di un mezzo, proprio per questo evocatore, e lui raccontava delle gare in giro per il mondo e del mare di mongolfiere in cielo a sfidarsi per un premio, ma anche dei voli più solitari con quell'ebbrezza di libertà che penso fosse uno dei suoi carburanti. Leggo che a raccoglierlo, dopo il malore su di una montagna che avrà sorvolato mille volte, sarebbe stato l'elisoccorso e sarebbe mancato in volo, mentre gli prestavano i soccorsi. Questo morire lassù, in quel cielo che aveva solcato tante volte, dimostra forse l'esistenza di un destino, che lo ha preso ancora troppo giovane, ma le sue vette valdostane in quel momento lo hanno avvolto in un ultimo abbraccio.