"Annus mirabilis" è una locuzione latina, traducibile in italiano come "anno meraviglioso". Secondo l'"Oxford english dictionary", l'espressione fu impiegata per iscritto per la prima volta nel titolo dell'omonimo poema del poeta inglese John Dryden, che riguardava gli eventi del 1666. Infatti, nonostante l'Inghilterra fosse stata colpita da una grave calamità come il Grande incendio di Londra e pure da un'epidemia di peste, Dryden scelse d'interpretare l'assenza di disastri ulteriori come il frutto di un salvifico intervento divino, in quanto la presenza del "666" - numero del diavolo - lasciava presagire eventi ben più nefasti. Nell'Annus mirabilis, composto da 304 quartine, l'autore si occupò anche delle vittorie riportate contro gli olandesi. "Il poema - dice la "Treccani" - è prolisso, e viziato in tutta la sua estensione dallo stile affettato ancora in voga; ma contiene molte parti efficaci ed eloquenti, particolarmente il contrasto fra il morale delle flotte rivali, e la profezia sulla futura grandezza di Londra. Il successo dell'Annus Mirabilis fu in parte causa che nel 1668 ricevesse la nomina di poeta laureato e di storiografo reale".
In italiano "mirabilis" è traducibile, come dicevo, con "meraviglioso" oppure si può usare la sfortunata espressione del premier Giuseppe Conte, quando era a capo del Governo giallo-verde, che definì il 2019 «un anno bellissimo» e certo non lo fu. Per nostra fortuna sul 2020 il presidente del Consiglio si è astenuto da analoghe previsioni, pur avendo come portafortuna il santino di Padre Pio nel portafoglio. La sua controparte negativa è "Annus horribilis", che non è per nulla un'espressione antica, ma si deve il suo uso attuale ad un anonimo ghostwriter, cioè uno "scrittore fantasma" di quelli che confezionano allocuzioni. Forse ricopiò l'espressione da una dizione simile utilizzata in una pubblicazione anglicana del 1891, che descriveva in modo critico un evento datato 1870, quando il Vaticano aveva affermato il dogma dell'infallibilità papale, invisa agli inglesi, visto il particolarismo della propria Chiesa. L'espressione, come la conosciamo noi ed è ormai un modo di dire molto utilizzato, è stata dunque portata alla ribalta dalla Regina Elisabetta II in un discorso a Londra il 24 novembre 1992, che segnava il quarantesimo anniversario del suo regno, in cui ha descritto quell'anno come un "annus horribilis" e, se trovate il filmato, vedrete con che aria afflitta disse queste parole. Un suo ex segretario personale, Sir Edward Ford, spiegò il rosario nefasto di eventi che colpì la Corona e ferì la Regina fra divorzi, separazioni e le mattane con tanto di libro scandalistico della famosa Lady Diana, di cui uscirono anche registrazioni e foto scabrose! A poche ore dal discorso ufficiale poi prese fuoco il Castello di Windsor, una delle residenze ufficiali della Regina. C'era di che motivare depressione e pessimismo. Purtroppo sul presente 2020 già esisteva la grama fama di anno bisestile, che scientificamente è questione di calendari. In pratica ogni 128 anni (per il giuliano) e ogni 3.323 anni (per il gregoriano) si accumula un giorno in più di ritardo rispetto all'evento astronomico. Per correggere questo slittamento, agli anni "normali" di 365 giorni (ogni quattro anni) si intercalano gli anni "bisestili" di 366. Perché i romani già lo ritenevano nefasto? Probabilmente, questa fama negativo del "bisesto" deriva dal fatto che febbraio era il mese preposto ai riti dedicati ai defunti. Il 21 febbraio si celebravano, infatti, i "Feralia" con cerimonie pubbliche, offerte e sacrifici. Oppure, più semplicemente, tutto ciò che è anomalo e non razionale suscita sospettosità. Certo il 2020 la fama se l'è conquistata sul campo con questa macroscopica pandemia che ha colpito, sta colpendo e forse potrebbe colpire ancora. Noto una generale speranza di mettere a fine anno una bella pietra sopra questo anno così "horribilis".