Yuval Noah Harari è uno storico, saggista e professore universitario israeliano che ha scritto un articolo sul "Financial Times", che ho letto nella traduzione di Carlo Minopoli su "Ottimisti&Razionali". C'è un punto significativo nel lungo pezzo che trovo utile per la riflessione sulle conseguenze sul futuro: «Nella loro battaglia contro l'epidemia di "coronavirus" diversi governi hanno già implementato i nuovi strumenti di sorveglianza. Il caso più degno di nota è la Cina. Monitorando attentamente gli smartphone delle persone, facendo uso di centinaia di milioni di telecamere con riconoscimento facciale e obbligando le persone a controllare e riferire la temperatura corporea e le condizioni mediche, le autorità cinesi possono non solo identificare rapidamente i sospetti infetti da "coronavirus", ma anche tenere traccia dei loro movimenti e identificare le persone con cui sono entrati in contatto. Alcune "App" sono in grado quindi di avvisare i cittadini della loro vicinanza a pazienti infetti».
«Questo tipo di tecnologia non si limita all'Asia orientale - continua Harari - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha recentemente autorizzato la "Israel Security Agency" a impiegare la tecnologia di sorveglianza normalmente riservata alla lotta contro i terroristi per rintracciare i pazienti affetti da "coronavirus". Quando la sottocommissione parlamentare competente si è rifiutata di autorizzare la misura, Netanyahu l'ha approvata con un "decreto di emergenza". Si potrebbe sostenere che non c'è nulla di nuovo in tutto questo. Negli ultimi anni sia i governi che le società hanno utilizzato tecnologie sempre più sofisticate per tracciare, monitorare e manipolare le persone. Tuttavia, se non stiamo attenti, l'epidemia potrebbe segnare un importante spartiacque nella storia della sorveglianza. Non solo perché potrebbe normalizzare il dispiegamento di strumenti di sorveglianza di massa nei paesi che finora li hanno respinti, ma ancora di più perché indica una drammatica transizione dalla sorveglianza "over the skin" a "under the skin". Fino a questo momento, quando il dito toccava lo schermo dello smartphone e faceva clic su un collegamento, il governo voleva sapere esattamente su cosa stava facendo clic. Ma con il "coronavirus", il focus dell'interesse si sposta. Ora il governo vuole conoscere la temperatura del dito e la pressione sanguigna sotto la sua pelle». Poi prosegue e vale la pena di fare attenzione: «Come esperimento mentale, consideriamo un governo ipotetico che richiede che ogni cittadino porti un braccialetto biometrico che controlli la temperatura corporea e la frequenza cardiaca 24 ore al giorno. I dati risultanti vengono raccolti e analizzati da algoritmi governativi. Gli algoritmi sapranno che sei malato anche prima che tu te ne accorga, e sapranno anche dove sei stato e chi hai incontrato. Le catene di infezione potrebbero essere drasticamente accorciate e persino tagliate del tutto. Un tale sistema potrebbe probabilmente fermare le epidemie sul nascere in pochi giorni. Sembra meraviglioso, vero? L'aspetto negativo è, ovviamente, che ciò darebbe legittimità a un nuovo terrificante sistema di sorveglianza. Se, ad esempio, sai che ho fatto clic su un collegamento "Fox News" anziché su un collegamento "CNN", ciò può indicarti qualcosa riguardo le mie opinioni politiche e forse anche sulla mia personalità. Ma se riesci a monitorare cosa succede alla mia temperatura corporea, pressione sanguigna e battito cardiaco mentre guardo i video clip, puoi scoprire cosa mi fa ridere, cosa mi fa piangere e cosa mi fa arrabbiare davvero. E' fondamentale ricordare che rabbia, gioia, noia e amore sono fenomeni biologici proprio come la febbre e la tosse. La stessa tecnologia che identifica la tosse potrebbe anche identificare le risate. Se le aziende e i governi iniziano a raccogliere i nostri dati biometrici in massa, possono conoscerci molto meglio di quanto conosciamo noi stessi e quindi non solo possono predire i nostri sentimenti, ma anche manipolare i nostri sentimenti e venderci tutto ciò che vogliono, sia questo un prodotto o un politico. Il monitoraggio biometrico renderebbe le tattiche di hacking dei dati di "Cambridge Analytica" qualcosa da età della pietra. Immaginiamo la Corea del Nord nel 2030, quando ogni cittadino dovrà indossare un braccialetto biometrico 24 ore al giorno. Se ascolti un discorso del Grande Capo e il braccialetto rileva i segni rivelatori della rabbia, hai finito. Ovviamente, si potrebbe indicare la sorveglianza biometrica come misura temporanea presa durante lo stato di emergenza. Sparirebbe quindi una volta terminata l'emergenza. Ma le misure temporanee hanno la brutta abitudine di sopravvivere alle emergenze, soprattutto perché all'orizzonte c'è sempre una nuova emergenza. Il mio paese d'origine, Israele, ad esempio, ha dichiarato lo stato di emergenza durante la sua Guerra d'indipendenza del 1948, e ciò ha giustificato una serie di misure temporanee, dalla censura alla stampa e la confisca delle terre a regolamenti speciali per preparare il budino (non ti prendo in giro). La guerra d'indipendenza è stata poi vinta, ma Israele non ha mai dichiarato la fine dell'emergenza e non è riuscita ad abolire molte delle misure "temporanee" del 1948 (il decreto sul budino di emergenza è stato misericordiosamente abolito nel 2011). Anche quando le infezioni da "coronavirus" si ridurranno a zero, alcuni governi affamati di dati potrebbero sostenere di aver bisogno di mantenere in atto i sistemi di sorveglianza biometrica perché temono una seconda ondata di "coronavirus" o perché c'è un nuovo ceppo di "Ebola" che si sta evolvendo in Africa centrale, o perché... puoi immaginare da solo. Negli ultimi anni è scoppiata una grande battaglia per la nostra privacy. La crisi del "coronavirus" potrebbe essere il punto di svolta della battaglia. Perché quando le persone possono scegliere tra privacy e salute, di solito scelgono la salute». Un tema che fa tremare i polsi e non bisogna distrarsi, affinché l'eccezionalità non diventi la regola.