Gentile mese di Agosto, le scrivo questa mia nella speranza di convincere lei e tutti quelli che lo vorranno ad una seria riflessione sul suo ruolo eminente durante le vacanze. So quanto il punto di partenza sia difficile per lei, avendo avuto il suo da fare, benché godesse di grandi raccomandazioni, per affermarsi sul calendario. In origine, pur con diversa collocazione, il suo nome era banalmente "sextilis" (il sesto mese dell'anno nel calendario romano), poi il mese fu rinominato - con evidente ridondanza - "augustus" dal Senato romano, nell'anno 8 a.C., in onore dell'imperatore Augusto, dal quale prende il nome anche il Ferragosto ("feriæ Augusti"). Sempre il Senato aggiunse un giorno alla durata, sottraendolo da febbraio, per renderlo uguale a luglio (dedicato a Cesare). Era ovvio che ci volesse una par condicio...
Istintivamente un valdostano - con buona pace dei popoli che hanno preceduto l'arrivo dei Romani, compresi i poveri Salassi perseguitati proprio dai nuovi arrivati - è affezionato ad Augusto (mi riferisco, per evitare equivoci, all'Imperatore romano gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto che visse fra il 23 settembre 63 a.C. e il 19 agosto 14 d.C. e faccio notare che morì nel "suo" mese) perché fondatore nel 25 a.C. del'odierna città di Aosta, derivazione da Augusta Præetoria, dove inviò come colonizzatori tremila suoi soldati. La Valle d'Aosta, per estensione rispetto alla sua unica città, si chiama così dunque, ricordando quello stesso Augusto. Non lo dico - scusi l'ulteriore latinismo - come captatio benevolentiæ per compiacerla, ma si tratta null'altro che di un dato storico. Tuttavia, pur simpatizzando, non posso non segnalare due fatti. Il primo è un mio micragnoso convincimento. Dal solstizio d'estate di giugno, quando cioè comincia l'estate, le giornate iniziano ad accorciarsi dopo aver raggiunto in quella data il suo apice. Per cui, con molta franchezza, arrivati nel suo mese l'estate - in termini di soleggiamento quotidiano - ha già cominciato brutalmente a ridursi e porto a testimoni albe e tramonti. Per cui fare i gradassi non ci sta e l'umile giugno ed il timido luglio avrebbero con molta franchezza ragione di dolersi del suo evidente esibizionismo. Il secondo è che questo suo Super-Io, derivante dall'origine nobile della sua presenza e dalla evidente sopravvalutazione del suo ruolo estivale, ha evidentemente convinto larga parte dell'opinione pubblica - specie in Italia, contando su di una certa fragilità caratteriale degli abitanti dello Stivale - a concentrare le proprie ferie (altro latinismo, se mai ce ne fosse stato bisogno) proprio presso di lei. Ciò implicata, purtroppo, una concentrazione di presenze infernale ed una crescita dei prezzi nella logica di mercato fra offerta e domanda. Ecco perché vorrei che lei leggesse, come atto accusatorio, una prima riflessione di Roberto Saviano, che non appare certo come un allegrone a discapito delle origini campane: «Agosto non è crudele. E' feroce. Si presenta come un mese del passato e ti costringe a ricordare. Ferocemente smette di essere tutto ciò che era. Aspettavo agosto tutto l'anno da bambino. La spiaggia, i templi di Paestum, la sensazione che tutto l'anno valesse la pena viverlo per rotolarsi nel bagnasciuga con mio fratello, con i miei cugini. La sensazione che la vita vera fosse agosto. L'attesa dell'agosto più bella dell'agosto persino. Vivere agosto da adulti non vale la pena. Ora agosto è solo un mese di promesse non mantenute, la dimostrazione che la vita ti ha tradito e quello che ti aspettavi non arriva. Come una generazione che credeva di poter vivere meglio dei propri genitori e invece vive peggio, assai peggio. Agosto era il mese dove riuscivi a prendere tutto ciò che di bello concepivi. Ora arriva e raccoglie esattamente le briciole dell'intero anno. Agosto ormai è solo un modo, come direbbe Chaillet, per essere infelici in modo molto romantico». Risponde a difesa un frase, sola ma efficace, di Charles Dickens: «Non c'è un mese in tutto l'anno in cui la natura si adorni di più bella veste come nel mese di agosto». Cui aggiungo, per benevolenza, la scansione che spiega agosto in un libro di Madeleine Chapsal: «L'été est comme un fruit, il point début juin, encore aigrelet, gonfle, mûrit à partir de juillet, jusqu'à faire craquer sa peau d'où ruisselle, fin août, un jus sucré, épais... Lequel sera perdu s'il n'y a personne pour le savourer». E invece sappiamo che il pienone di fantozziana memoria, caro agosto, si concentra proprio su di lei. Per cui le toccherebbe davvero proporre una bella petizione - oggi si fa su change.org - affinché meno affollamento potesse renderla più aggraziata e attrattiva e meno greve ed oppressa vittima del suo stesso, evidente successo.
Con stima e simpatia, Luciano